Gela. “Era un lavoratore esperto, è stata una tragedia”. Gli operai delle aziende dell’indotto si sono fermati dopo aver saputo della morte del gruista Antonio Vizzini. Hanno deciso di non rientrare in fabbrica.
“Non si può morire in questo modo – spiegano gli operai fuori dai cancelli – siamo sempre esposti e lavoriamo al limite”. La tensione era alta davanti allo stabilimento. Non sono mancate neanche le accuse nei confronti degli operatori del diretto che hanno ugualmente proseguito le loro attività.
Su richiesta dei segretari del settore chimico di Cgil, Cisl, Uil e Ugl, i lavoratori della raffineria si sono fermati per un’ora, dalle 16 alle 17. I sindacalisti del settore metalmeccanico ed edile rilanciano la questione sicurezza tra gli impianti di contrada Piana del Signore.
Al sit in hanno preso parte non solo gli operai dell’indotto ma anche i sindacalisti Orazio Gauci, Angelo Sardella, Nicola Calabrese. Gli stessi rappresentati del settore edile solidarizzano con la famiglia Vizzini, come confermato da Franco Iudici, Ignazio Giudice e Francesco Cosca.
“Non siamo animali – si sono lamentati gli operai – il lavoro è un diritto ma anche la sicurezza deve essere rispettata”.