Gela. Deve rispondere alla pesante accusa di tentato omicidio. Il quarantunenne Gaetano Davide Alfieri, lo scorso ottobre, venne arrestato dopo che i finanzieri dell’aliquota di polizia giudiziaria e i pm della procura ricostruirono quanto accaduto ad un anziano, in un’abitazione della zona di Manfria. L’uomo, novantenne, venne colpito da un blocco di tufo, da almeno dieci chili. Solo per una fortuita casualità non venne travolto in pieno. Se la cavò con ferite non gravi. Quel blocco, stando alle accuse, l’avrebbe lanciato Alfieri dal tetto dell’abitazione. Il quarantunenne sarebbe entrato nella proprietà dell’anziano, nel tentativo di rubare, probabilmente ferro vecchio e quello che c’era a disposizione. Alfieri, difeso dall’avvocato Salvo Macrì, anche dopo l’arresto, ha sostenuto di non aver lanciato il blocco di tufo, che invece sarebbe caduto accidentalmente. Davanti al gup, verrà giudicato con il rito abbreviato, chiesto e ottenuto dalla difesa.
“Non lo volevo uccidere”. Già in fase di interrogatorio di garanzia, il quarantunenne si scusò, dicendosi pronto a risarcire i danni. “Non lo volevo uccidere”, ribadì. Gli investigatori analizzarono anche le immagini registrate dai sistemi di videosorveglianza della proprietà. Non riuscirebbero, però, a chiarire se l’imputato abbia agito volontariamente per colpire l’anziano. La difesa ha chiesto un’eventuale perizia, ma il gup non ha accolto l’istanza. In aula, si tornerà a maggio. Saranno invece i giudici di Cassazione, ad aprile, a decidere sulla misura cautelare imposta ad Alfieri. La difesa, infatti, ha impugnato il provvedimento dei giudici del riesame di Caltanissetta e il ricorso verrà trattato dai magistrati romani.