Gela. Il fondo americano Kkr sale al trenta per cento di Enilive, la società della multinazionale che controlla direttamente i progetti nelle bioraffinerie di Gela e Venezia. La comunicazione è stata ufficializzata ieri. Il senatore Pietro Lorefice aveva già contestato le precedenti acquisizioni, effettuate dal fondo con l’assenso politico del governo Meloni. Ora, conferma le sue valutazioni. “Alla presidente del consiglio i fondi americani piacciono infinitamente. Piacciono al punto che, senza scrupolo alcuno, vengono spalancati portoni su infrastrutture strategiche, piani di sviluppo, persone, comunità locali. E allora ecco che il governo, tramite Eni, ha ceduto al gran mercato sovranista un altro pezzo di Enilive, la controllata Eni che tra le altre cose gestisce le bioraffinerie di Gela e Venezia, dove sono state sviluppate tecnologie innovative per la produzione di biocarburanti. Dopo aver ceduto a Kkr un primo 25 per cento, adesso agli americani è stato servito un altro cadeau del 5 per cento. Non solo, l’operazione è stata accompagnata da festanti dichiarazioni dei vertici di Enilive che annunciano ulteriori iniziative per ‘rendere i business legati alla transizione energetica appetibili per futuri partner industriali e finanziari’. Ma sì, mettiamo tutto in vetrina e cuciniamo un ghiotto spezzatino al prossimo offerente”, dice il senatore M5s.
Ricorda le acquisizioni già effettuate dal fondo Usa. “In questo quadro non è mai superfluo ricordare che gli americani di Kkr sono gli stessi ad aver conquistato il controllo di FiberCop, società della rete unica di telecomunicazioni, con il governo Meloni nel ruolo di spettatore, relegato al 16 per cento. La deferente sottomissione yankee della premier ormai ha preso il sopravvento su tutto. Pezzi di paese se ne vanno in saldo, facendo posto a chi intende estrarre valore dalle nostre comunità e dai nostri asset promettendo di restituirne un po’. Sappiamo tutti come andrà a finire”, conclude.