Gela. “Nessuno vuole morire da cornuto e mazziato. L’Eni vorrebbe questo a danno di un’intera comunità, quella rimasta viva e che oggi rivendica un serio diritto alla salute con tanto di impegno finanziario che il management del colosso energetico del cane a sei zampe dovrebbe mettere a favore delle famiglie gelesi, garantendo sconti anche sull’acquisto di gasolio”.
Con queste parole, Ignazio Giudice, segretario della Camera del lavoro Cgil, è intervenuto sull’annunciato blocco della produzione della fabbrica di contrada Piana del Signore.
“L’Eni cosa intende fare? – aggiunge Giudice – Fuggire, dopo accordi e protocolli siglati. Finalmente non si parla più di indotto e diretto, si parla di donne e uomini con tanto di mutui, figli, sogni, desiderio di futuro che da anni lavorano dentro quella fabbrica fatta, come ogni realtà umana, di pregi e difetti.
Chiudere da oggi a domani significa perdere quasi 50 milioni di euro di retribuzioni per l’intera provincia e anche paesini del ragusano e il licatese che dipendono in qualche modo dalla raffineria, dall’enimed, da syindial a da più di 50 imprese che formano l’indotto.
Ci ribelliamo al tradimento, speriamo che l’incontro di domani a Roma con Eni riporti a Gela 700 milioni di investimento sapendo che Eni deve lavorare per l’ambiente e la salute di tutti i cittadini.
La Cgil su queste rivendicazioni a partire dalla salute non vuole fare sconti a nessuno per questo ci aspettiamo una città coesa e con essa le istruzioni, parlamentari regionali e nazionali inclusi. L’Eni cnfermi l’interesse e non offenda l’intelligenza e la dignità di un popolo e di 10 generazioni, dall’insediamento ad oggi”.