Gela. La bioraffineria di contrada Piana del Signore e quella di Venezia hanno trainato Eni a superare le aspettative di mercato e contenere gli impatti negativi legata alla crisi e al processo di decarbonizzazione. Ad indicare il successo della nuova era “bio” delle due storiche fabbriche di Gela e Venezia, riconvertite alla raffinazione di olii esausti invece del petrolio, è stato lo stesso Claudio Descalzi, amministratore delegato del colosso energetico del cane a sei zampe. “L’R&M ha mostrato la sua resilienza in uno scenario della raffinazione tradizionale particolarmente sfavorevole – ammette Descalzi – grazie alle performance del marketing e in particolare del bio, con le nostre due bioraffinerie che ci hanno consentito di cogliere favorevoli opportunità di mercato”.
Dall’avvio dei nuovi impianti, avvenuto a marzo 2018 con il gelese Ignazio Arces, ormai ex amministratore delegato, e l’attuale presidente Francesco Franchi, la raffineria di contrada Piana del Signore ha superato le aspettative e confermata l’intuizione avuta nel 2014 e sancita con il protocolli di intesa di riconversione della storica fabbrica. Il report Eni conferma che la “Bioraffineria di Gela è in marcia stabile con volumi superiori al budget del 60 per cento”. Sono questi i numeri commentati con parole di ottimismo dal manager Descalzi certo che “La crescita del retail gas trainato dalla fidelizzazione dei clienti, i risultati stabili del power e del marketing dei prodotti oil, consentono di compensare gli effetti di uno scenario estremamente negativo nella raffinazione tradizionale e nella chimica – dice Descalzi -. Sui nove mesi, grazie alla riduzione degli investimenti e dei costi messi in atto nei primi mesi dell’anno, abbiamo generato un cash flow operativo di oltre 5 miliardi, a fronte di un livello di investimenti pari a 3,8 miliardi di euro”.