Gela. “Già in quel periodo, lavoravo nella zona industriale ex Asi. Ricordo di aver sentito un tanfo, molto fastidioso, provenire dall’area della raffineria Eni. Così, decisi di chiamare i carabinieri”. I controlli dopo le prime segnalazioni. Lo ha ribadito in aula, davanti al giudice Tiziana Landoni, il dipendente di un’azienda locale, con sede proprio nell’ex Area di sviluppo industriale. Il testimone è stato sentito nell’ambito del dibattimento che si sta celebrando nei confronti di Bernardo Casa, Alfredo Barbaro e Michele Viglianisi, già vertici di raffineria Eni. In base alle accuse, non avrebbero adottato tutte le necessarie misure per evitare che le emissioni della fabbrica si propagassero in atmosfera. A sollevare il caso, furono le denunce degli imprenditori del gruppo Meic Services, il cui stabilimento dista pochi metri dalle ciminiere della raffineria. Negli scorsi mesi, però, Elio, David e Maurizio Melfa hanno deciso di ritirare le rispettive costituzioni di parte civile. Rimangono nel procedimento, invece, l’ente comunale, il Ministero dell’ambiente e la Regione oltre alle associazioni Legambiente, Amici della Terra e Aria Nuova. Sono rappresentati dagli avvocati Giovanna Zappulla, Joseph Donegani, Giuseppe Romano, Antonino Ficarra e Giuseppe Laspina. Intanto, il giudice Tiziana Landoni ha escluso dagli atti del dibattimento il contenuto delle sommarie informazioni rese in fase d’indagine da uno delle parti offese. Verrà valutato anche il contenuto delle analisi sui campioni rilevati. Non sarebbero stati effettuati i necessari avvisi ai difensori degli indagati. Nel corso dell’udienza, è stato ascoltato anche un militare della capitaneria di porto che si occupò delle indagini. “Abbiamo svolto diversi studi sulla direzione dei venti – ha confermato – gli episodi al centro degli approfondimenti vennero segnalati tra il 2010 e il 2011. Quello era un periodo di intensa produzione di gas. Cercammo di valutare anche eventuali anomalie nel sistema delle torce di scarico della raffineria”. I testimoni sono stati risentiti, dopo il no alla rinnovazione degli atti arrivato, negli scorsi mesi, dai difensori dei tre imputati, gli avvocati Gualtiero Cataldo, Pietro Amara e Alessandra Geraci. Si tornerà in aula il prossimo 12 dicembre per ascoltare altri testimoni.