Gela. Strutture insufficienti per contrastare la pandemia da Covid e un sistema sanitario, in tutta la provincia, “che è andato in tilt”. Per la Cgil, Asp deve adottare una strategia del tutto differente. Lo confermano il segretario confederale Rosanna Moncada e quello provinciale della Fp-Cgil, Angelo Polizzi. “La notizia della chiusura della terapia intensiva Covid del “Sant’Elia” rappresenta l’ennesima prova dell’incapacità della direzione strategica nissena a gestire il servizio sanitario della nostra provincia. Ma ciò che va detto è che il reparto di terapia intensiva Covid aperto nella prima fase della pandemia è stato successivamente chiuso e il personale è stato impegnato negli altri reparti per sostituire il personale spostato nei presidi minori senza peraltro attivare la mobilità interna. Quindi, di fatto, non può aprire proprio perchè il personale Covid destinato è già stato allocato altrove. Il sistema sanitario nisseno in tilt per l’aumento dei contagi e per i ritardi nel tracciamento dei soggetti positivi ha dimostrato l’incapacità della dirigenza sanitaria nissena nel prevedere i problemi e affrontare la situazione di crisi che stiamo vivendo in questi giorni. Chiediamo all’assessorato regionale alla salute di intervenire tempestivamente in maniera incisiva affinché questi dirigenti non siano più messi nella facoltà di decidere per la salute della nostra provincia. Sono mesi che cerchiamo di portare avanti attraverso un’analisi critica proposte che guardino all’emergenza dal punto di vista strutturale. Siamo entrati in merito all’organizzazione del lavoro, relativamente al numero di personale assunto per l’emergenza Covid perchè sembra dislocato in altri reparti o spostato presso gli ambulatori”. In città, invece, la nuova terapia intensiva è rimasta, per ora, solo nei progetti, senza l’avvio dei lavori.
“Il tentativo di reclutare altro personale attraverso il sistema fallimentare del click-day ha nuovamente rappresentato le falle del sistema di reclutamento da parte dell’Asp nissena che non riesce neanche ad attivare in emergenza gli istituti contrattuali per assicurare l’assistenza necessaria, con la turnazione del personale in servizio siano essi infermieri o medici e invece si cerca di sopperire, con costi elevati, con medici in pensione determinando un grave danno a scapito del personale, che lasciato solo è comunque impegnato nella lotta alla pandemia e a gestire l’emergenza e dell’offerta sanitaria che non riesce assolutamente a sopperire i livelli essenziali di assistenza. Che si metta in atto – continuano i sindacalisti – una procedura immediata di stabilizzazione dei precari storici e dei precari assunti con l’emergenza per rispondere alle esigenze dell’organico. Si effettui in maniera concreta un vero e proprio intervento strutturale per dare risposte concrete al territorio”.