Gela. In pochi giorni gli vennero sottratti quasi quattromila euro. Adesso, dovrà essere la società Poste Italiane a risponderne. Il verdetto arriva dai giudici civili del tribunale, che hanno dato ragione a padre e figlio, vittime di un presunto furto, sia di una carta bancomat sia del relativo codice pin. Tutto iniziò quando il padre decise di inviare due raccomandate, destinate al figlio, che vive da anni nel Nord Italia. Le raccomandate, con carta bancomat e codice pin, non arrivarono mai a destinazione, mentre iniziarono i prelievi sul conto, prima che venisse bloccato. Un vero e proprio furto, al quale Poste Italiane non ha saputo rimediare. Non fu possibile neanche risalire all’identità di chi si era appropriato dei dati.
Il furto. I prelievi sarebbero stati effettuati nell’ufficio di Caposoprano. Le immagini dei sistemi di videosorveglianza, però, non erano sufficientemente nitide. Il legale dei due, l’avvocato Aurelio Lattaferro, ha portato in giudizio Poste Italiane, chiedendo che venisse accertata la responsabilità del gruppo. Verdetto favorevole che, adesso, è arrivato.