Gela. Sit in pacifico questa mattina al cimitero Farello, dove un gruppo di genitori si è riunito per chiedere a gran voce che si riaprano i cancelli. Il 4 maggio inizierà la fase due ma al momento non si parla di riapertura dei cimiteri e i genitori non ci stanno, chiedono che si possa consentire a ciascuno di loro di far visita ai propri cari. C’è una zona del cimitero di Farello che tutti chiamano “a via de criaturi”, la via dei bambini perché lungo quel tratto di strada alberata ci sono le tombe di tanti giovanissimi strappati alla vita da incidenti e malattie. Tombe ricche di foto, di peluche e sempre con tanti fiori freschi. In quella via ci sono anche Vittoria, Totò, Angelo e tanti altri ragazzi che non ci sono più. Oggi i loro genitori, gli amputati come si fanno ormai chiamare, si sono recati a Farello. Non lo facevano ormai da settimane, da quando cioè a causa dell’emergenza covid anche i cimiteri sono stati chiusi per evitare la diffusione del contagio. Stamattina però i genitori di questi ragazzi hanno deciso di andare comunque fuori dal cancello chiuso di Farello per improvvisare una protesta pacifica. Il 4 maggio inizierà la fase due che porterà alla riapertura graduale di tante attività. Al momento però non si parla di riapertura dei cimiteri e i genitori non ci stanno, chiedono a gran voce che si possa consentire a ciascuno di loro di far visita ai propri cari. Le madri parlano tenendo strette al petto le foto dei propri figli, cercano tra le lacrime di spiegare che le loro richieste non sono capricci ma che sono dettate da una mancanza profonda. Situazioni che si somigliano tutte e che sono connotate dall’infinito affetto familiare verso chi non c’è più. Ad oggi, però gli appelli non hanno ancora sortito l’effetto che tanti si attenderebbero, ovvero la riapertura dei cancelli dei cimiteri cittadini, in attesa della fase 2.
La determinazione di questi genitori apre un primo varco. Il sindaco Lucio Greco si dice disponibile a far arrivare i fiori sulle tombe dei giovani defunti. “Siamo costretti a rispettare le stringenti normative del governo – spiega – comprendo il dolore, anche la rabbia di non poter portare un fiore ai propri cari ma non è responsabilità del sottoscritto, che deve attenersi a quanto imposto dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Stiamo valutando con gli uffici la possibilità di trovare un accordo con i fiorai affinchè possano portare, su prenotazione, sulle lapidi i fiori acquistati dai familiari, sempre nel rispetto del contingentamento e distanza sociale. Senza autorizzazioni del governo centrale o di deroghe del governo regionale gli enti locali non possono fare altro. E lo dico con dispiacere ”.