Gela. In queta fase, vogliamo sottolineare gli ultimi giorni di Gaeta con la resa incondizionata, posta al generale Cialdini. Il re Franceso II, la notte dell’11 febbraio del 1860, aveva ricevuto dal Direttore Generale degli ospedali di Gaeta, che riferendosi al Ministro della guerra, informava il re delle difficoltà riscontrate nel reperire medicine, indispensabili per fronteggiare la febbre tifoidea nelle guarnigione e della penuria di carne fresca; il re decideva di riunire il consiglio di stato a cui partecipavano la regina, i principi reali, il conte di Trani, e il conte di Caserta per chiedere al nemico la capitolazione di Gaeta. Il re conferiva al Ricucci pieni poteri e al Delli Franci l’incarico di iniziare la trattativa.
Subito il Ricucci si recava da Cialdini, latore anche di una lettera, dove si precisava che mossi da problemi umanitari ed evitare ulteriore spargimento di sangue si chiedeva, una sospensione dell’attività bellica per 15 giorni per intavolare le trattative di resa.
Il Cialdini rispondeva che era disposto a intavolare le condizioni di resa ma senza sospensione delle ostilità, perché si era consultato con Cavour che lodò il comportamento del generale, senza acconsentire alla sospensione delle attività belliche. Anche il grande statista Cavour, bombardatore di vecchi, donne, bambini e di civili indifesi, faceva parte della schiera dei nostri fratelli, venuti per salvarci o per rubare?
Durante le trattative, il Ricucci, aveva ricevuto da Cialdini la risposta alla lettera che metteva in evidenza le condizioni di resa e la giustificazione del no al fermo delle attività belliche del Generale: “Le dico perché non voglio cessare il fuoco sino che Gaeta non sia mia in un modo o in un altro. Se in ciò v’è qualche cosa da dire, ricada su chi mi ha spinto. L’E.V. dica pure a suo senno ai contemporanei e alla storia che non volle né consentì a uno spargimento di sangue senza scopo che mia soltanto fu la colpa. Io aggiungerò che il governatore di Gaeta aveva anzitutto mancato alla sua parola”. È falso quello che sostiene il Cialdini, perché si avvalse del disonesto re di Francia Napoleone III, compare di Cavour e di Lord Palmerston, diffamatore Inglese per professione.
Comunque sono questi gli uomini che celebrarono la rivoluzione? Che vergogna! però ancora oggi esistono uomini di cultura meridionali e non che si sforzano di decantare la loro difesa. Il giorno 14, il re, la regina, i principi reali, i ministri esteri e tutto il seguito di corte, partirono dalla città di Gaeta, completamente distrutta, accompagnati dall’addio dei soldati e degli abitanti ancora in piedi nel disastro generale. Viene voglia di fare un raffronto tra la fine della monarchia Borbonica e la fine della monarchia Savoiarda, secondo il mio parere difficile, perché neppure il sostenitore più accanito dei Savoia potrebbe mettere in evidenza il comportamento del re sardo che scappa dall’Italia dopo l’8 settembre del 1943 con il suo vigliacco presidente del consiglio Badoglio, lasciando nel disastro totale l’Italia in guerra senza sapere a fianco di chi avessero dovuto combattere i soldati Italiani, mentre i tedeschi occupavano l’Italia lasciata a briglie sciolte senza capi; il re Borbonico, essendo stato tradito da suo cugino, da Napoleone III e dall’Inghilterra interessata ad esercitare il suo dominio nel mediterraneo, con il suo fedele Lord Palmerston pensava solo a denigrare il regno delle due Sicilie, Francesco II si trovava fino all’ultimo momento in prima linea a difendere il suo governo, ma il nemico era diverso. Qui erano i piemontesi e i tosco-padani, assassini e ladri di professione, che non rispettavano nessuna regola militare e si comportarono peggio dei tedeschi nell’applicare i taglioni di guerra (vedi fosse Ardeatine 1 ogni 10,mentre i piemontesi vedi Pontelandolfo, Casalduni 1 Piemontese con 1 città). Questi i liberatori del nostro risorgimento Italiano!
Però attenzione, erano tutti uomini di cultura e massoni in particolare, erano italiani che combattevano contro altri italiani non contro invasori stranieri come tedeschi, francesi o altri stranieri invasori, semplicemente italiani, non invasori, come i piemontesi, i tosco padani, i lombardi che venivano ad occupare il popolo del sud duo Siciliano, senza dichiarazione di guerra e con il preciso scopo di rubare le terre del popolo libero per colonizzarle, a qualsiasi costo e a qualsiasi sacrificio per i colonizzati .
Come giustificazione, hanno trovato la costituzione dell’Italia unita, a spese del solo mezzogiorno e a beneficio del nord intero e ora mi rivolgo ai fenotipi sostenitore del regno unitario e dei Savoia. E’ stato onesto unificare l’Italia a spese del sud? E’ stato giusto colonizzare un popolo a favore del nord? Oggi i grandi filosofi professoroni del nord e del sud, giustificano ogni cosa con la politica massonica che ci hanno tramandato i barbari nordisti, cancellando tutti i principi religiosi e morali della tradizione occidentale.
Hanno fatto crescere il nord magnanimo e progressista, annullando e coprendo con una coltre spessa di silenzio la storia e la moralità del mezzogiorno dell’Italia Borbonica.
Oggi trovano tutti i filosofi una giustificazione plausibile sul grande progresso del settentrione e sull’arretratezza dell’Italia del sud, anche i nostri meridionali che si sono arricchiti, trasferendosi nell’Italia al di là del faro, sono bravi a sostenere i principi che hanno sviluppato l’Italia bianca. Il signor Augusto Marinelli, fenotipo incallito di questi principi, alla fine si può giustificare, perché sostiene la sua amata terra della Toscana, ma è impossibile sentire meridionali che accusano i meridionalisti, che sono soltanto amici della verità, di dire fandonie meridionali. L’Italia del nord si svena pe l’Italietta del sud, infatti la cassa per il Mezzogiorno, costituita per aiutare il sud, e finanziare le industrie, il commercio, il turismo del sud, fu gestita dai settentrionali, che fermarono gli investimenti al nord perché tecnologicamente più avanzati- Per questo tutto si è fermato al nord.
Per noi del sud, la chimera degli investimenti non ha trovato ancora la strada del meridione, perché volontariamente non l’hanno ancora costruita e ci rimangono i sogni e il fiume di denaro appena percepito, non trova la strada per scendere verso il sud e si ferma nel cerchio delle Alpi tra la Dora, il Mincio e il Po’.
Questa è l’Italia che ci hanno lasciato i fratelli del nord e che giustificano con la mafia, che loro stessi hanno installato e foraggiato per giustificare ogni loro porcata, ogni mancato investimento al sud, come possono constatare i meridionali onesti di oggi è causato dalla mafia, bella giustificazione. Ma una storia vera non esiste, una storia sincera dell’antico Reame delle due Sicilie non c’è, perché la storia ufficiale l’hanno cancellata di sana pianta proponendoci una storia distorta, costruita per conto proprio o per conto altrui ma chi la costruita sono i politicanti e studiosi del nord e del sud in nome dell’unità e del progresso, della rivoluzione, del re, del Duce, poco alla volta si capisce, ma in una armonica disarmonia.
La ragione, anzi il pretesto, è l’unità d’Italia, alibi che copre ogni sozzura. Il risultato? Oggi più che mai l’Italia è divisa in due parti, quella bianca e quella nera.
(fonte – Alianello la conquista del sud)
“Fenotipo: L’insieme dei caratteri fisici visibili di un individuo, dovuti sia al patrimonio genetico sia all’azìone dell’ambiente”. Un giornalista che non conosca il significato delle parole che usa e componga testi sgrammaticati non si può in alcun modo giustificare; ancor meno se confonde la storia, che è una disciplina scientifica, con gli slogan da curva calcistica. P.S. Amo la Toscana quasi quanto amo Napoli, e non mi piace essere confuso con altre persone. Maganuco impari almeno a capire di chi sta parlando.