Gela. Un calendario di solidarietà e il coraggio di chi osa. Tra i dodici scatti di Sonia Aloisi del calendario i cui profitti saranno devoluti in beneficenza ci sono due ragazzi omossessuali.
Emanuele Cardizzone e Tony Ferracane hanno messo il loro cuore negli scatti, nulla di più. Accade quando la beneficienza riesce a far sbottonare il rigore e la tradizione. “Non mi sento un eroe – afferma Emanuele Cardizzone- non mi interessa la risonanza sortita dal fatto che sono gay, perché nella mia vita nulla è cambiato. Esistono ancora molte situazioni difficili in cui manca un’accettazione di sé, in cui ci sono problemi in famiglia . Sono questo genere di disagi, vissuti nel nostro contesto sociale che generano talvolta la disperazione e la solitudine – continua Emanuele- mi sono prestato con entusiasmo semplicemente perché ritengo opportuno aiutare il prossimo e la causa del calendario rappresenta una causa nobile”.
La normalità nell’affrontare la questione è disarmante. Emanuele e Tony riescono a spogliarsi della diversità che gli attribuiscono ma che non sentono sulla loro pelle. Due ragazzi “normali” che hanno le difficoltà di tutti. Uno precario, l’altro lavora da anni in un locale pubblico. La semplicità di chi riesce a essere se stesso avendo un dito puntato contro, è spiazzante. “Nel rispetto di chi mi sta accanto- continua Emanuele- credo di poter essere libero di mostrare me stesso. Non ho timore di discriminazioni, a chi mi guarda con occhio strano propongo l’acquisto del calendario e l’eventuale autografo. Lo scopo del calendario e l’omosessualità dichiarata dimostra tangibilmente quanto noi gay possiamo contribuire a fare bene in un mondo che di bene ne offre davvero poco” . I due ragazzi hanno aderito al progetto che li vede protagonisti del calendario dopo qualche giorno di riflessione. “Sono orgoglioso di essermi prestato per una buona causa – ha detto Tony – è stato liberatorio, perché in città ci si nasconde spesso per paura del giudizio altrui.
Il quotidiano siamo anche noi. Sono gay , ho movenze differenti delle consuete, qual è il problema?”. Nessuna paura, nessun ripensamento. Continuano tra ironia e serietà. “ Se mi vogliono accettare mi sta bene- continua Tony- in caso contrario è un problema loro. Il mio benessere sta al primo posto. Sfido chiunque a metterci la faccia, non ho nulla da mostrare alla città ho promosso solamente una causa che merita”. La normalità è un concetto soggettivo e finché la ‘diversità’ è formata da persone normalissime, utili alla società, educate, perfettamente in linea con il vivere comune e civile, andrebbe solo amata.