Droga sull’asse Francia-Italia, condanne per quasi cinquant’anni: i gelesi coinvolti vanno in appello

 
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Gela. Dopo la stangata subita in primo grado, con condanne per quasi cinquant’anni di carcere, tutti i cinque imputati finiti al centro del blitz antidroga “Odissea” si presenteranno davanti ai giudici di appello.
La droga partiva dalla Francia. I loro legali di fiducia, infatti, hanno già depositato i ricorsi. In base alle indagini condotte dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta e dai carabinieri del reparto territoriale, notevoli quantitativi di droga, soprattutto cocaina, arrivavano in città, partendo dalla Francia e facendo spola con la Liguria. In primo grado, il giudice dell’udienza preliminare del tribunale di Caltanissetta pronunciò condanne per 22 anni e 8 mesi di reclusione ai danni di Emanuele Marino, 16 anni e 1 mese per il fratello Giuseppe, 7 anni, invece, a Rosario Perna, nipote dei due Marino, 2 anni all’agrigentino Salvatore Panarisi e 1 anno e 6 mesi a Gaspare Valenti. Adesso, i loro difensori sono pronti a rivedere il caso in secondo grado. Secondo le accuse, i fratelli Marino e il nipote Rosario Perna avrebbero avuto un ruolo centrale. Più limitati, invece, i compiti di Salvatore Panarisi, accusato di aver piazzato la droga nell’area dell’agrigentino, e di Gaspare Valenti. Per i magistrati, il flusso di droga sarebbe stato gestito da una vera e propria organizzazione. Linea del tutto contestata dai legali di difesa. Gli avvocati Michele Profeta, Flavio Sinatra e Fabrizio Ferrara hanno, invece, escluso che i fratelli Marino e gli altri imputati, tutti giudicati con il rito abbreviato, fossero le menti di un’organizzazione criminale. Non a caso, durante il giudizio, richiamarono il contenuto dell’ordinanza emessa dai giudici del riesame di Caltanissetta in merito alla posizione di un altro degli arrestati nel blitz, il romeno Daniel Major. Secondo gli investigatori, sarebbe stato lui a procurare la droga in Francia per poi farla arrivare in Italia. Misero in discussione anche l’utilizzo di parole in codice destinate a coprire il traffico. Adesso, le difese attendono solo la fissazione della prima udienza d’appello.

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