Gela. Per i pm della Dda di Caltanissetta, che hanno indagato in stretta collaborazione con quelli di Roma, il traffico di droga dei Rinzivillo passava da canali internazionali, a partire da quello tedesco. Il gup del tribunale nisseno, dopo aver respinto l’eccezione sulla possibile incompetenza territoriale, ha già disposto il rinvio a giudizio nei confronti di alcuni degli imputati, coinvolti nell’inchiesta “Extra fines-Cleandro”. A processo, a febbraio davanti al collegio penale del tribunale di Gela, andrà anche Riccardo Ferracane, ritenuto uno dei riferimenti in città per la droga. Il boss cinquantanovenne Salvatore Rinzivillo, che secondo gli investigatori avrebbe preso il comando della famiglia con l’assenso dei fratelli ergastolani Antonio Rinzivillo e Crocifisso Rinzivillo, ha optato per il giudizio abbreviato, così come indicato dal difensore, l’avvocato Roberto Afeltra. La difesa di Ferracane, sostenuta dal legale Giovanni Lomonaco, respinge la ricostruzione fornita dai pm, escludendo che il gelese abbia mai avuto un ruolo nell’organizzazione legata ai Rinzivillo. La sua posizione, però, verrà valutata in dibattimento. Davanti al gup, c’erano Ivano Martorana, Paolo Rosa, Giuseppe Cassaro, Mario Cassaro, Nicola Gueli, Salvatore Gueli, Vincenzo Spiteri, Gabriele Spiteri e Francesco Doddo.
Il giudice ha disposto il rinvio a giudizio per tutti gli imputati che non hanno scelto riti alternativi. L’inchiesta è una delle tante costole investigative scaturite dal blitz “Extra fines-Druso”. Secondo gli inquirenti, i flussi economici dei Rinzivillo passavano dalla droga, ma anche dalla disponibilità di aziende di fiducia, impegnate in settori economici leciti. Dalla Germania, i presunti carichi di stupefacenti venivano poi destinati all’Italia. Rinzivillo avrebbe avuto a disposizione referenti in diverse regioni, dal Lazio alla Sicilia. In terra tedesca, si sarebbe servito di siciliani, ormai da anni presenti sul territorio.