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"Dovevo assumere i parenti e pagare la percentuale", l'accusa di un imprenditore per i lavori a Farello

Gela. Se voleva continuare a lavorare, doveva non solo assumere parenti di chi gli aveva commissionato l’appalto, ma pagare inoltre una percentuale. Minacce e pressioni. “Ho dato circa quarantacinq...

A cura di Rosario Cauchi
16 novembre 2017 20:08
"Dovevo assumere i parenti e pagare la percentuale", l'accusa di un imprenditore per i lavori a Farello -
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Gela.Se voleva continuare a lavorare, doveva non solo

assumere parenti di chi gli aveva commissionato l’appalto, ma pagare inoltre una percentuale.
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Minacce e pressioni.“Ho dato circa quarantacinquemila euro – ha detto l’imprenditore edile che ha scelto di denunciare – tutti versati sul conto della confraternita”. L’uomo è stato sentito in aula, nel corso del dibattimento che si sta svolgendo contro Salvatore Incardona e Giovanni Marù, titolari di un’agenzia di pompe funebri e tra i committenti dei lavori che l’azienda dell’imprenditore svolse all’interno del cimitero Farello. Un appalto da 450 mila euro per la realizzazione di un mausoleo, commissionato da una confraternita, che in realtà sarebbe stata gestita proprio dai due imputati. L’accusa contestata è di estorsione. “Prima, sono stato costretto ad assumere il genero di Incardona – ha proseguito – poi, mi venne indicato un altro parente. In questo caso, però, rifiutai. Eravamo già al completo. Mi dissero che se non accettavo avrebbero fatto di tutto per rallentare i pagamenti dovuti”.
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L’imprenditore, che alla fine scelse di denunciare, ha risposto alle domande del pm Luigi Lo Valvo ed è costituito parte civile, con l’avvocato Rosaria Fasciana. Parte civile è anche l’associazione antiracket “Gaetano Giordano”, con il legale Giuseppe Panebianco. La difesa degli imputati, sostenuta in aula dall’avvocato Alfredo D’Aparo, ha però messo in discussione quanto sostenuto dal titolare dell’azienda, facendo riferimento a contrasti che sarebbero invece sorti intorno alla qualità dei lavori effettuati, tanto da spingere i committenti a rivolgersi ai giudici civili. Insomma, per la difesa, i rapporti tra l’imprenditore e i titolari dell’agenzia funebre sarebbero stati già piuttosto compromessi. Durante l’udienza, i passaggi fondamentali dell’inchiesta sono stati descritti da uno dei poliziotti che si occupò di monitorare gli incontri tra i due imputati e la vittima.

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