“Donne d’onore”, in appello cambia composizione Corte: impugnate le cinque condanne

 
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Gela. Si dovrà procedere ad una nuova composizione della sezione Corte d’appello di Caltanissetta, chiamata a valutare i ricorsi avanzati dai legali degli imputati condannati, coinvolti nell’indagine “Donne d’onore”. Per gli inquirenti, Nicola Liardo, dal carcere, sarebbe riuscito a gestire droga ed estorsioni, appoggiandosi ai familiari in libertà. Per uno dei giudici nisseni, si va verso l’astensione. Ha già emesso decisione in un altro filone del procedimento, a carico di ulteriori coinvolti. In aula, si tornerà a fine mese. Anche la procura ha impugnato le decisioni di primo grado, ritenendole troppo lievi alla luce del mancato riconoscimento dell’aggravante mafiosa.

In primo grado, al termine del dibattimento, sei anni e nove mesi di reclusione sono stati decisi proprio per Nicola Liardo (la richiesta dell’accusa era di ventuno anni di detenzione). Sei anni e sei mesi, invece, per il figlio, Giuseppe Liardo, sul quale pendevano diversi capi di accusa. La richiesta della Dda era di sedici anni e tre mesi. Gli sono state riconosciute le attenuanti generiche. Quattro anni di reclusione per Monia Greco. Le sono state riconosciute le attenuanti generiche (la richiesta era di dodici anni di detenzione). Otto mesi, con pena sospesa, per la figlia, Dorotea Liardo. Sono state riconosciute le attenuanti generiche e il capo di imputazione è stato riqualificato. Dai pm era stata avanzata la richiesta di condanna a dieci anni di detenzione. Tre anni e tre mesi di detenzione a Salvatore Raniolo. La richiesta di condanna era stata più consistente, a diciassette anni di detenzione. E’ stata riconosciuta la continuazione e le accuse sono state riqualificate. Anche i capi di imputazione maturati per il traffico di droga, ricostruito dai pm e dai carabinieri, sono stati riqualificati nelle ipotesi meno gravi. Per Giuseppe Liardo l’assoluzione è stata pronunciata rispetto ai due danneggiamenti accertati dagli inquirenti. Non sono emersi elementi certi per ritenerlo coinvolto negli spari contro la saracinesca di un bar di corso Aldisio e contro l’abitazione di un imprenditore. Gli imputati sono difesi dagli avvocati gli avvocati Giacomo Ventura, Flavio Sinatra e Davide Limoncello.

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