Gela. Sarebbe stata presentata documentazione sanitaria falsa, per attestare conseguenze fisiche più gravi di quelle effettivamente subite a seguito di incidenti. In questo modo, sarebbe stato possibile incassare risarcimenti economicamente più consistenti. Un’accusa che i pm della procura muovono a quattro persone, tutte legate da vincoli familiari. Disoccupati e operai che avrebbero cercato di frodare la Unipol Sai. I sospetti principali si concentrarono sulle attestazioni per la riabilitazione fisioterapica, successiva ai sinistri. In realtà, la documentazione sarebbe stata ritoccata, almeno secondo quanto scoperto dai magistrati e dagli ispettori di una società privata incaricata dalla Unipol. Le anomalie sono state confermate anche dal direttore sanitario dell’ospedale “Vittorio Emanuele”, Luciano Fiorella. E’ stato sentito in aula, davanti al giudice Marica Marino, e ha riposto alle domande del pm Tiziana Di Pietro, a quelle del legale di difesa, l’avvocato Giuseppe Smecca, e del rappresentante della compagnia assicurativa, che è parte civile.
Sarebbero stati usati codici di altre pratiche, riconducibili a persone diverse. Anche dal dipartimento di riabilitazione sarebbero giunti sospetti di irregolarità. Alcune delle contestazioni sono ormai prescritte, anche se rimangono in piedi quelle contro due imputati. In aula, è stato sentito uno degli investigatori che, per primo, avviò gli accertamenti.