Gela. La fine del rapporto politico tra l’allora sindaco Domenico Messinese e il Movimento cinquestelle determinò strascichi polemici, finiti inevitabilmente anche sui social, dove i commenti, anche piuttosto sferzanti, non mancarono. L’ex primo cittadino denunciò per diffamazione, anche sulla base di una foto che venne postata e che lo ritraeva mentre mangiava. Si è chiuso il giudizio con l’assoluzione dell’europarlamentare Ignazio Corrao, a sua volta ex M5s e che fu tra i più critici verso Messinese, di Luigi Calà, grillino della prima ora, e di Niki Interlici. Come già indicato dal pm Pamela Cellura, quello che postarono sui social, seppur usando una terminologia forte, è da ritenersi “critica politica”. Non così invece per altri due imputati, Luigi Dipilla e Marco Ponzio. Il primo, definì Messinese “vigliacco e traditore del popolo”; il secondo, invece, usò epiteti come “bastardo” e “farabutto”. Il giudice Miriam D’Amore li ha condannati entrambi ad una multa da mille euro. Il pm aveva indicato sei mesi di reclusione ciascuno.
Il legale di parte civile, l’avvocato Venere Salafia, nell’interesse di Messinese, non ha condiviso le conclusioni del pm. Ha spiegato che quanto scritto da tutti gli imputati non sarebbe rientrato nell’alveo concettuale di “critica politica”. Si sarebbe trattato invece di offese per dileggiare l’allora primo cittadino che intanto si preparava ad una nuova giunta non più targata M5s. Le difese hanno ribadito l’assenza degli estremi della diffamazione, come sottolineato da tutti i legali, tra questi gli avvocati Flavio Sinatra, Carmelo Tuccio e Giuseppe Cascino.