Gela. Intorno alla dichiarazione di dissesto, che la prossima settimana sarà in consiglio comunale, si stanno addensando troppi tatticismi ed interessi elettorali. Il sindaco Lucio Greco e la sua giunta, per mesi, hanno tentato di battere il sentiero del riequilibrio ma alla fine sono mancate le necessarie condizioni. Per l’avvocato però non sono ammissibili speculazioni politiche e pare rompere definitivamente con l’ex numero due della giunta, Terenziano Di Stefano (ormai opposizione insieme al gruppo di “Una Buona Idea”). Ieri, l’esponente civico ha spiegato che se ci fossero state scelte diverse dell’amministrazione, il dissesto si sarebbe potuto evitare. “Da un ex assessore che per circa quattro anni ha condiviso tutte le scelte dell’amministrazione, mi aspetterei analisi serie e non viziate da finalità elettoralistiche. Dichiarare che se il sindaco avesse provveduto da subito a scegliere consulenti specializzati oggi non ci troveremmo ad affrontare il dissesto – spiega il primo cittadino – è indice di pressappochismo e dà la misura del grado di slealtà che ha sempre caratterizzato la sua condotta all’interno della maggioranza”. Una valutazione pesante quella del sindaco. L’avvocato ha più volte spiegato che il riequilibrio è sempre stato la prima opzione perseguita dall’amministrazione. I numeri attuali però si sono rivelati fin troppo difficili da gestire.
“Nessun esperto avrebbe mai potuto cancellare l’enorme debito accumulatosi negli anni. È una verità, questa, così ovvia che è persino superfluo ribadirla. Noi come giunta – aggiunge Greco – ci siamo mossi nel rispetto della normativa in materia e di quanto richiesto dalla stessa Corte dei Conti. In un momento così delicato per le sorti della città, si renderebbero necessari comportamenti più coerenti e responsabili, senza lasciarsi prendere la mano da tatticismi esasperati in vista delle prossime elezioni comunali”. Il voto dei civici, anche su atti assai delicati, si è spesso rivelato quasi decisivo per la stessa amministrazione ma il sindaco non intende accettare “insinuazioni” che collega a pratiche elettorali piuttosto che a disamine strettamente tecniche.