Gela. Domani, l’assise civica, superato il nodo delle variazioni di bilancio più urgenti per i progetti, ritornerà su quello della rideterminazione delle aliquote Irpef e Imu che vanno innalzate, così come indica la disciplina in materia di dissesto. Un punto assai controverso, anche politicamente, che sta mettendo in ambasce l’aula. Nessuno tra i consiglieri pare intenzionato a supportare un drastico incremento delle imposte, gravando ulteriormente sui cittadini. Sono risvolti della dichiarazione di dissesto, ufficializzata dal civico consesso a metà novembre. E’ stato il passaggio obbligato scaturito dal mancato piano di riequilibrio. Un dissesto che adesso è stato messo nero su bianco anche dai giudici della sezione di controllo della Corte dei conti regionale. In settimana, con una deliberazione, i magistrati contabili hanno “preso atto” del provvedimento approvato dal consiglio. ”La Sezione regionale di controllo deve limitarsi a prendere atto della dichiarazione di dissesto da parte del Comune, senza che sia essenziale la richiesta di una ulteriore deliberazione da parte dell’ente”, è riportato. I magistrati palermitani richiamano gli accertamenti in sede di controllo sui rendiconti degli esercizi 2017, 2018 e 2019, nonché sul bilancio di previsione dell’esercizio 2018-2020, dai quali sono emersi profili di irregolarità contabile e criticità per gli equilibri di bilancio. “La non corretta costituzione e quantificazione del fondo contenzioso negli esercizi presi in esame (in particolare nel 2019), con la conseguente inattendibilità del risultato di amministrazione, che, in caso di corretto calcolo dello stesso, avrebbe certamente presentato un disavanzo di amministrazione (parte disponibile) notevolmente maggiore, con conseguente contrazione della spesa corrente e obbligo di copertura dello stesso”, si legge. Inoltre, “l’elevato importo di debiti fuori bilancio riconosciuti nell’esercizio 2019 (in particolare quelli di cui alla lettera d dell’art.194 Tuel) e la rappresentazione lacunosa e incompleta dei dati forniti; la presenza di pignoramenti per l’importo di euro 11.176,09 nell’esercizio 2017, di euro 4.198.628,15 nell’esercizio 2018 e di euro 3.924.393,83 nell’esercizio 2019”.
Ancora, sul rendiconto dell’esercizio 2020 e sui bilanci di previsione 2019-2021, 2020-2022 e 2021-2023, sono rilevabili “gravi profili di irregolarità contabile e criticità per gli equilibri di bilancio, nonché di difformità dalla sana gestione finanziaria, con particolare riferimento ad un risultato di amministrazione dell’esercizio 2020 inattendibile, derivante dalla presenza di un FCDE, di un Fondo contenzioso e di un Fondo perdite partecipate sottostimati, nonché della necessità di costituire un “fondo oneri Dfb” al fine di sterilizzare i rischi sugli equilibri di bilancio derivanti dall’ingente mole di Dfb ancora da riconoscere e finanziare, con un disavanzo di amministrazione emergente e latente di rilevante importo”. La Corte dei Conti impose misure correttive a Palazzo di Città. Le traversie occorse all’ente hanno aperto come unica via percorribile proprio quella del dissesto. La presa d’atto della sezione di controllo della Corte dei Conti sarà trasmessa al consiglio comunale, al sindaco, ai revisori e all’Assessorato regionale delle autonomie locali.