“Disastro ambientale”, sequestro a Macconi: da anni denunce anche sul versante gelese

 
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Il sequestro a Macconi

Ragusa. La fascia trasformata, che si estende lungo le aree locali e della provincia ragusana, torna all’attenzione degli investigatori. La procura di Ragusa ha disposto il sequestro di una vasta zona, estesa per circa 62 mila metri quadrati, a Macconi, in territorio di Acate. Così come già accade a ridosso della Riserva Biviere, nel tratto di costa tra Bulala e Mignechi, anche nella fascia ragusana da anni sono presenti enormi discariche abusive, con tonnellate di plastica, dismesse dalle serre, sostanze per la produzione, rifiuti speciali e tossici. Gli inquirenti ragusani indagano su ipotesi di disastro ambientale, discarica abusiva e occupazione abusiva di suolo demaniale. Le denunce, anche sul versante ragusano, si sono susseguite. Due anni fa, anche a ridosso della Riserva Biviere, ci furono sopralluoghi e ispezioni, disposte dal ministero ed effettuate anche dai militari della capitaneria di porto. Il sequestro autorizzato dai pm iblei potrebbe aprire un fronte importante per le indagini, anche rispetto a quanto accade sul territorio locale. Denunce e segnalazioni, del resto, non sono mai mancate. Emilio Giudice, della Riserva Biviere, ha sottolineato l’emergenza dei roghi di rifiuti pericolosi, che si susseguono lungo la fascia costiera e tra i campi. Sembra che si possa arrivare, a breve, all’istituzione di una sede dei carabinieri del Noe. La fascia trasformata è stata profondamente mutata e l’erosione costante è un altro chiaro indizio di un rapporto malato, tra produzione e tutela dell’ecosistema. Lo scempio di Macconi è stato riportato alla ribalta, anche dall’azione del deputato regionale Stefania Campo, del Movimento cinquestelle.

“E adesso Musumeci cosa farà? Continuerà a nascondere la testa sotto la sabbia, come ha fatto finora. Ringrazio innanzitutto la procura di Ragusa per l’operazione – dice – grazie alla quale si potrà fare luce su un vergognoso scempio ambientale che si è protratto per molti anni. Tuttavia questo non può essere un punto di arrivo, ma un punto di partenza per una reale operazione di riqualificazione ambientale. In questo senso la Regione e l’assessorato al Territorio e Ambiente non si sono mai mossi, nonostante anni di interrogazioni e atti parlamentari all’Ars, esposti, sopralluoghi delle autorità e servizi giornalistici. Anche l’ex ministro dell’ambiente, Sergio Costa, su nostro input, scrisse una vibrata nota al presidente della Regione Nello Musumeci, per competenza, ma, non ricevendo alcuna risposta, incaricò di una verifica l’ammiraglio Caligiore. Forse Acate, Marina di Acate e Scoglitti non rientrano nel territorio siciliano? Ora che la notizia del sequestro è su tutti i giornali, sarebbe opportuno che il governo regionale portasse finalmente la propria attenzione su questo caso, avviando ogni azione possibile per prevenire nuovi disastri ambientali e recuperare il danno subito dai territori. Serve un progetto pilota con il quale disseppellire per almeno due o tre metri di costa la spiaggia, quantificare la reale entità del danno e iniziare una riqualificazione ambientale di tutta quest’area del Sud-est che è unica nel suo genere, tanto da essere definita ‘fascia trasformata’. Un’area che non può più essere ignorata dalla Regione”. Campo e l’altro parlamentare regionale grillino, Nuccio Di Paola, spinsero per il monitoraggio dell’intera area costiera, da Mignechi e Bulala e fino a Macconi.

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