Disastro ambientale, pronte nuove parti civili contro 23 manager e tecnici di Eni

 
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Gela. Ci sono nuove parti civili pronte a costituirsi nel giudizio per disastro ambientale avviato contro ventitré tra manager e tecnici delle società Eni attive in città. Questa mattina, il procedimento, dopo il rinvio a giudizio dello scorso febbraio, è arrivato davanti al collegio penale del tribunale, presieduto dal giudice Miriam D’Amore (a latere Tiziana Landoni e Angela Di Pietro). Le accuse vengono mosse contro Giuseppe Ricci, Battista Grosso, Bernardo Casa, Pietro Caciuffo, Pietro Guarneri, Paolo Giraudi, Lorenzo Fiorillo, Antonino Galletta, Renato Maroli, Massimo Barbieri, Luca Pardo, Alfredo Barbaro, Settimio Guarrata, Michele Viglianisi, Rosario Orlando, Salvatore Losardo, Arturo Anania, Massimo Pessina, Enzo La Ferrera, Marcello Tarantino, Gaetano Golisano ed Emanuele Caiola. In base a quanto ricostruito dai pm della procura, le attività di Eni sul territorio avrebbero causato danni non solo alla salute dei cittadini ma anche al ciclo agricolo e all’ecosistema locale. Il dibattimento non è stato ancora aperto, anche a causa di una mancata notifica ad uno degli imputati.

In aula, l’accusa è sostenuta dal pm Mario Calabrese. Parti civili nel procedimento sono già il Comune, con l’avvocato Dionisio Nastasi, la Regione e il Ministero dell’Ambiente, in giudizio con l’avvocato Giuseppe Laspina. Parti civili sono le associazioni ambientaliste Aria Nuova e Amici della Terra, con i legali Joseph Donegani e Antonino Ficarra, l’Osservatorio nazionale amianto, con l’avvocato Davide Ancona, diversi proprietari terrieri che avrebbero risentito negativamente proprio delle emissioni della fabbrica di contrada Piana del Signore e delle attività realizzate fuori dal sito della multinazionale. Costituita è anche la moglie di un ex lavoratore della raffineria, deceduto negli scorsi anni. La donna ha avanzato la richiesta per il tramite dei legali Joseph Donegani ed Emanuele Maganuco. In giudizio ci sono, inoltre, altri lavoratori e operatori agricoli locali, rappresentati dai legali Giuseppe Panebianco, Lucio Greco, Nicoletta Cauchi, Maurizio Scicolone, Claudio Cricchio, Tommaso Vespo, Enrico Aliotta, Giovanna Cassarà e Laura Cannizzaro. L’indagine venne chiusa dopo anni di verifiche, mettendo insieme le risultanze dei controlli e dei monitoraggi affidati soprattutto ai militari della capitaneria di porto, ma anche a tecnici e consulenti scelti dai pm della procura. Le difese di tutti gli imputati, invece, respingono la ricostruzione di accusa, escludendo che vi possa essere un nesso tra le attività industriali del gruppo Eni e i danni all’ambiente, invece indicati dai pm. Per i difensori, non ci sarebbero dati certi su una possibile contaminazione ambientale, prodotta dall’industria. Proprio i legali hanno già preannunciato l’intenzione di contestare anche le eventuali nuove richieste di costituzione di parte civile. In aula, si tornerà sia a gennaio che a febbraio, anche per valutare le nuove richieste delle parti civili e le eccezioni dei difensori.

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