“Diffama e lede l’immagine dell’Eni”, chiesto un milione di euro a Melfa

 
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Gela. Citato in giudizio con una maxi richiesta di 1 milione di euro per aver diffamato con le sue dichiarazioni e leso l’immagine della raffineria Gela.

Protagonista è l’imprenditore David Giuseppe Maria Melfa, titolare dell’azienda Meic Service srl e presidente dell’associazione Green Antinquinamento. Melfa è stato uno dei primi cittadini ad intraprendere un’azione giudiziaria civile contro le emissioni ambientali di matrice industriale derivanti dall’attività della raffineria Eni e a fare capo di un movimento per il coordinamento delle azioni civili mosse da un gruppo crescente di cittadini. Un’iniziativa giudiziaria senza precedenti. Melfa ha affidato la sua difesa all’avvocato Antonio Giardina del foro di Barcellona Pozzo di Gotto e all’avvocato Antonella Barbera, di Gela, già attiva con l’associazione ambientalista Green Antinquinamento per le diverse azioni legali e domande risarcitorie intraprese nei confronti della stessa raffineria. Gli eventuali accoglimenti delle richieste, sostiene Melfa, saranno occasioni di beneficienza alla cittadinanza per la costruzione dell’università di scienze dell’ecologia a Gela. “È ovvio che questa costituisce un’azione legale sconcertante e senza precedenti, posta in essere contro la mia persona, «in trincea» da 15 anni, per denunziare lo stato di contaminazione ambientale, che caratterizza l’area gelese. Le mie battaglie – portate avanti concretamente ed efficacemente anche nelle sedi processuali, con costi trasversali altissimi sulla mia vita e professione, chiedendo l’accertamento delle responsabilità proprie della detta Raffineria di Gela – sono sempre state motivate dalla seria preoccupazione per la vita e la salute della mia famiglia, e del mio territorio, messe in pericolo dalla continua ed ininterrotta esposizione agli inquinanti ambientali, prodotti anche dagli impianti e processi del polo petrolchimico, con gli altissimi costi, che stiamo pagando tutti i gelesi. Il mio attivismo e le mie battaglie per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, sono sempre state una «spina nel fianco» del petrolchimico di Gela che, a tutta evidenza, invocando una condanna esemplare al risarcimento per l’abnorme somma di un milione di euro, intenderebbe impedire la prosecuzione di tale impegno, scoraggiando, attraverso l’esempio da me fornito, la promozione di qualsiasi analoga iniziativa nell’interesse della collettività, per la salvaguardia dell’ambiente e della salute, ivi comprese le proposte concrete di riconversione industriale, che per me rappresentano il vero potenziale volano dell’economia di questa terra, promettendo molta più occupazione e sviluppo eco-compatibile, rispetto a quello regalatoci da questa industrializzazione senza sviluppo”

 

 

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