Dichiarazioni false per avere i contributi dal Comune, chiuso il processo a 18 “indigenti”: arriva la prescrizione

 
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Gela. “Non doversi procedere” perché i reati si sono prescritti.

L’indagine avviata otto anni fa. Così, è arrivato il verdetto del giudice Ersilia Guzzetta a chiudere il dibattimento avviato ai danni di diciotto imputati, tutti accusati di falso ideologico. In base alle accuse mosse dai magistrati della procura, avrebbero presentato false attestazioni dei redditi per incassare i contributi comunali destinati alla copertura dei canoni d’affitto. Importi, al massimo, fino a tremila euro che, almeno sulla carta, sarebbero dovuti servire a coprire i costi d’affitto delle abitazioni occupate da nuclei familiari in difficoltà. I magistrati della procura, però, avviarono le indagini proprio intorno a documentazione reddituale “aggiustata” nel tentativo di rientrare tra i destinatari dei contributi erogati da Palazzo di Città. I redditi dei diciotto imputati, in realtà, sarebbero stati più alti rispetto a quelli richiesti dalla normativa in materia di contributi alle famiglie in difficoltà. I difensori dei diciotto imputati, però, hanno sempre contestato le accuse. I loro assistiti, infatti, avrebbero fatto parte di famiglie con gravi difficoltà economiche. L’indagine venne avviata oramai otto anni fa. Il trascorrere del tempo ha contribuito alla prescrizione. Gli avvocati di difesa Carmelo Tuccio, Davide Limoncello, Salvo Macrì, Riccardo Lana, Flavio Sinatra, Raffaela Nastasi, Giovanna Zappulla, Carole Macrì, Giuseppe Simonetti, Mariella Giordano, Giuseppe Ferrara e Giusy Ialazzo, in ogni caso, hanno tenuto a precisare in aula l’esigenza che il giudice Guzzetta tenesse in considerazione l’eventualità di pronunciare l’assoluzione degli imputati in luogo della prescrizione.

Confermata la prescrizione. Dopo la verifica dei termini, però, il giudice ha optato per il non doversi procedere proprio a seguito di prescrizione. Il pubblico ministero Tiziana Di Pietro, negli scorsi mesi, aveva chiesto la condanna di tutti gli imputati a sei mesi di reclusione ciascuno. L’ente comunale, rappresentato in aula dall’avvocato Franca Gennuso, si era già costituito parte civile. Il legale aveva perorato la richiesta di condanna dei presunti falsi poveri.    

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