Gela. “La nostra è l’Ati che ha avuto più finanziamenti dalla protezione civile”. Il presidente Massimiliano Conti è intervenuto nella riunione monotematica sui disservizi idrici. I pozzi Pantanelli, i nuovi moduli del potabilizzatore, il raddoppio della rete di Spinasanta, sono gli interventi richiamati. “Abbiamo esplorato circa novantatré pozzi – ha precisato – Gela non sta patendo quello che patiscono altre città siciliane. Di Stefano sarà il sindaco dell’acqua. Una turnazione ogni tre giorni è stata la soluzione. Nell’agrigentino si va bene oltre i dieci giorni. Gli interventi a Bubbonia sono stati autorizzati e partiti. Fino ad aprile c’erano zone di Gela con distruzione h24. Ci siamo insediati dopo undici anni di commissariamento. Il primo finanziamento Ati lo abbiamo portato a Gela con la rete idrica di Manfria. Abbiamo sbloccato il depuratore di Macchitella. Dobbiamo ripartire con il raddoppio del consortile. Con poche risorse governiamo il sistema”.
Conti ha ricordato il contratto con Caltaqua. “In quel periodo facevo altro come tanti dei presenti”, ha chiosato. “Abbiamo portato dodici progetti in Regione, con cinque finanziati – ha detto ancora – riceveremo ventuno milioni per quei progetti. Con i contatori di nuova generazione siamo tra i primi ma oggi ci troviamo solo con il cinquanta per cento della risorsa idrica. Il resto ci è stato tagliato dal sovrambito per via della siccità”. Per Conti c’è stata “un’inversione di tendenza”. “I cantieri partono con i soldi pubblici. Il piano degli investimenti manca solo per la Regione, per undici anni di inerzia”, ha continuato. La transazione con Caltaqua “chiusa ad undici milioni di euro è stato un ottimo risultato. Ci siamo trovati con un lodo da cinquanta milioni di euro. Dobbiamo risarcire i cittadini per il disagio che viene arrecato. È un dovere. Dalla protezione civile ci siamo fatti finanziare il potabilizzatore di Gela. L’ex sindaco voto’ contro”, ha informato. Sempre sul contratto, il presidente Ati è stato chiaro. “Perché non si rescinde? Perché rischieremo una causa da trecento milioni di euro, perdendo tutti i finanziamenti”, ha sottolineato. Il sindaco Di Stefano ha fatto una ricostruzione di quanto fatto fino ad oggi. “I pozzi di Bubbonia, l’ammodernamento della rete, gli interventi sulla condotta di San Leo – è intervenuto – oggi, abbiamo zone in città con fornitura h24. È vero che altre aree hanno forniture non regolari. Gestiamo quotidianamente tutte queste situazioni. L’acqua di Giardinelli, a Vittoria, in parte ci spetta su decreto di Aldisio, è previsto. Non rubiamo niente a nessuno. L’acqua c’è. Ci sono i quantitativi ma abbiamo continue rotture e il problema Giardinelli. Ma siamo in una condizione quasi completa. Eni a breve comunicherà di non aver più bisogno del Ragoleto e potremmo avere molta acqua in più. Non sono mai state fatte azioni per risolvere definitivamente il problema. Tutto saranno multati sui ripristini non regolari. Da questa mattina abbiamo iniziato con le sanzioni”. Di Stefano ha indicato “un contatto diretto con Salvini per le dighe”. Ci dovrebbe essere un incontro a Roma. Sempre dal ministero è stato riferito di altri pozzi che ci sono sul territorio. “Li verificheremo tutti”, ha precisato il sindaco. Il dialogo istituzionale tra il primo cittadino e Conti è sempre più intenso, lungo un canale politico e amministrativo, a partire dal ciclo idrico.