Gela. La cocaina arrivava anche dalla zona del ragusano, per il tramite dell’albanese Almarin Tushja, che aveva base a Santa Croce Camerina. Dietro al vasto giro scoperto dai carabinieri del reparto territoriale e da quelli del comando provinciale, coordinati dai pm della Dda e di magistrati della procura minorile, ci sarebbe il trentasettenne Crocifisso Di Gennaro. Avrebbe gestito lo spaccio, servendosi di una fitta rete di pusher, probabilmente organizzata da Vincenzo Cannizzo. Entrambi sono stati arrestati. Avrebbero utilizzato la copertura del bar “Cruis”, a Caposoprano. I canali della droga li avrebbero assicurati pure i catanesi Antonino Santonocito e Giuseppe Barbagallo. I contatti sarebbero stati costanti e per sviare gli inquirenti, gli indagati utilizzavano un linguaggio criptico oppure si limitavano a semplici “squilli” telefonici.
L’incendio del bar “Evolution”. Nel gennaio di un anno fa, proprio Di Gennaro venne assolto dall’accusa di aver appiccato il fuoco al bar “Evolution” di via Venezia, con l’obiettivo di incassare la polizza assicurativa. Insieme a lui, vennero assolti anche altri due imputati. I suoi interessi si sarebbero poi spostati sul bar di Caposoprano, secondo gli investigatori diventato centro degli affari di droga. Nell’inchiesta, sono finiti altri quattro indagati, minorenni all’epoca dei fatti, che avrebbero operato come pusher della presunta organizzazione. I carabinieri hanno seguito tutti gli indagati per circa un anno, a partire dal 2015. Nelle prossime ore, inizieranno gli interrogatori.