Gela. “Siamo ritornati a fare politica e nessuno, nel Partito Democratico locale, ha intenzione di trascurare le sconfitte subite in città”. “Non mi sarei aspettato che gli sconfitti…”. Il segretario del Pd Peppe Di Cristina traccia un primo bilancio a quasi un anno dalla sua elezione alla guida dei democratici cittadini. Un esito che ha prodotto praticamente una scissione all’interno del partito. “Non si guadagnano voti con le nomenclature politiche – spiega – sicuramente, all’indomani della mia elezione, non mi sarei aspettato che gli sconfitti, dall’oggi al domani, decidessero di dar vita a nuovi movimenti politici”. Per Di Cristina, comunque, il Partito Democratico locale sta cercando di riconquistare la scena, soprattutto attraverso il lavoro dei consiglieri comunali e degli iscritti. “Siamo riusciti ad avere la festa dell’Unità, dopo anni di assenza, ci sono i Giovani Democratici – continua – ci confrontiamo con i vertici regionali e nazionali del partito e tutto questo attraverso il lavoro quotidiano”. Il segretario, inoltre, respinge le accuse legate ad una sua possibile avanzata nel partito solo per la vicinanza ad uno dei grandi “vecchi”, l’ex deputato regionale Lillo Speziale. “C’è la mia storia che parla chiaro – spiega – faccio politica attiva da quando avevo quindici anni. Chi lancia sospetti? Sono gli stessi che, adesso, hanno scelto un movimento voluto dall’ex ministro Salvatore Cardinale, la cui figlia è deputata nazionale tra le fila del Pd?”. I democratici, dopo la sconfitta alle amministrative del 2015 e l’esito tutt’altro che favorevole del referendum costituzionale, non mettono da parte le responsabilità, a cominciare dal caso Eni. “Quel protocollo non doveva essere firmato? – conclude Di Cristina – probabilmente, io stesso non avrei avuto la capacità di incidere sulle scelte dell’allora sindaco Angelo Fasulo. In ogni caso, l’accordo è stato concluso e, adesso, il compito del Pd ma anche di tutte le forze responsabili è quello di salvaguardare l’occupazione”.