Denunciò lo smarrimento di un assegno, ma era stato utilizzato: assolto imprenditore

 
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Gela. L’assegno non fu smarrito o rubato, allo stesso tempo è però caduta l’accusa di calunnia che ha portato a processo l’imprenditore Cristian Paradiso. Il giudice Martina Scuderoni, al termine del dibattimento, lo ha assolto. Paradiso era finito a processo dopo che alcuni anni fa denunciò lo smarrimento di un assegno, che in realtà era stato utilizzato da un suo preposto per pagare quanto dovuto ad un consulente del locale. La denuncia di smarrimento, presentata dall’imprenditore, fece partire le verifiche ed emerse che il titolo di credito non era stato smarrito né sottratto, ma consegnato al professionista, per i servizi svolti. L’accusa, al termine del dibattimento, ha chiesto la condanna di Paradiso. La difesa, sostenuta dall’avvocato Joseph Donegani, ha invece dimostrato come in realtà quella denuncia fosse stata presentata dall’imprenditore, proprio nella convinzione che l’assegno fosse sparito. Non sapeva che il suo collaboratore avesse provveduto al pagamento dei compensi del consulente, usando proprio l’assegno. Anche il professionista, sentito in aula come testimone, ha confermato di aver ricevuto l’assegno da un collaboratore di Paradiso. L’imputato, in quel periodo, pare seguisse un cantiere e spesso si assentava dalla città, così ha dimostrato il legale, e per questo motivo avrebbe chiesto al collaboratore di provvedere ai pagamenti ancora da effettuare, ma non tramite assegni.

Il titolo di credito venne invece utilizzato, senza che Paradiso ne fosse a conoscenza. Elementi che hanno convinto il giudice a disporre l’assoluzione, escludendo la calunnia.

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