Dem nel “modello Gela”: nessun pressing su Di Stefano, dialogo aperto e il congresso che verrà

 
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Il gruppo consiliare del Pd

Gela. Pienamente inseriti negli equilibri della maggioranza del sindaco Terenziano Di Stefano, che in questa prima fase non sta risentendo di scossoni, più o meno sottotraccia. I dem non hanno intenzione di fare pressing sul sindaco e anzi stanno mantenendo una linea di assoluta collaborazione, su tutti i fronti. Il volto del partito locale, con la nuova guida, sarà svelato nei primi mesi del prossimo anno. Il congresso cittadino potrebbe tenersi non prima di febbraio. La guida commissariale, con l’ex parlamentare Ars Giuseppe Arancio (assessore della giunta Di Stefano), ha piazzato il colpo elettorale, con una lista risultata seconda in assoluto alle amministrative, dietro solo ai forzisti. Il successo di Di Stefano ha aperto le porte a sei consiglieri del partito. Uno spaccato del tutto differente dall’esperienza Greco, quando i democratici si presentarono alle urne senza simbolo e in un patto “arcobaleno” che annoverava pure i forzisti. Cinque anni dopo, la convinzione è invece che il “modello Gela” possa aprire le porte ad un progetto “coerente” nel campo progressista. Gli esponenti del Pd, proprio per non agitare le acque, hanno fatto un passo indietro sulla presidenza del consiglio comunale, anche come segnale di evidente distensione nei rapporti anzitutto con i pentastellati. Il dialogo con i grillini è aperto: i quarantenni come il parlamentare Ars Nuccio Di Paola mantengono interlocuzioni costanti con la dirigenza dem di lungo corso e con le leve più giovani (a partire dal componente della direzione nazionale Peppe Di Cristina). Più in generale, gli esponenti del Partito democratico sembrano intenzionati a varare una stagione diversa, fatta di consolidamento del risultato conseguito e di sviluppo del patto progressista, magari allargato ad altre entità che si dovessero riconoscere. La lista delle amministrative ha dato spazio ad innesti che si sono rivelati importanti nel conseguimento del risultato. La summa si delinea proprio nella composizione del gruppo consiliare, con gli esperti Gaetano Orlando e Giuseppe Fava e i nuovi ingressi di Lorena Alabiso, dell’ex grillino Antonio Cuvato (esponente convinto proprio dal progetto progressista), di Antonio Moscato e di Maria Grazia Fasciana. Nei prossimi mesi, il “modello Gela”, pienamente riconosciuto dai grillini e dal sindaco Di Stefano (punto di snodo per l’area civica), potrebbe addirittura essere al centro di una tappa della festa dell’Unità. La rivisitazione della giunta, quindi, può attendere. I democratici sono certi che il sindaco Di Stefano e gli alleati riconosceranno il loro ruolo, in un governo cittadino che andrà verso una fase 2. Non c’è fretta, al momento. La maggioranza ha superato i primi adempimenti, non certo scontati, con la presidenza del consiglio e il voto d’urgenza su Pef del servizio rifiuti e Tari. La prossima settimana, l’intesa dovrebbe essere blindata inoltre su commissioni e Unione dei Comuni.

Nessuno tra i democratici ha intenzione di forzare: non ce ne sarebbe ragione alcuna, anzitutto su un piano politico. Il gruppo dirigente del partito locale ha dovuto prendere atto, facendo di necessità virtù, delle scelte di dirigenti storici che hanno battuto strade differenti, ad iniziare dall’ex parlamentare Ars Miguel Donegani, concentrato sullo sviluppo del laboratorio “Progressisti e rinnovatori”. Le dimissioni da segretario cittadino, lo scorso anno, di un altro pezzo di primo piano, Guido Siragusa (da qualche mese manager di Ghelas), aprirono ferite profonde ma lo zoccolo duro ha voluto fare blocco per tentare di riprendere le fila del ragionamento politico. La scommessa dell’alleanza retta da Di Stefano, seppur inizialmente non proprio in testa alle preferenze del partito, alla lunga si è dimostrata il passo giusto. Nei prossimi mesi, si capiranno meglio gli assetti interni di un Pd locale che riparte dall’esito delle urne e da un “modello Gela” che per ora sta filando senza troppi sobbalzi.

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