“Davide Emmanuello è ancora pericoloso”, Cassazione conferma il 41 bis

 
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Gela. Il cinquantottenne Davide Emmanuello rimane detenuto sotto regime di 41 bis. I giudici della Corte di Cassazione, con le motivazioni pubblicate, hanno respinto il ricorso della difesa, sostenuta dall’avvocato Valerio Vianello Accorretti. Il legale aveva impugnato l’ordinanza del tribunale di sorveglianza di Roma, che ad inizio anno aveva confermato la proroga del regime del carcere duro, imposto ad Emmanuello, tra i vertici dell’omonimo clan di Cosa nostra. Anche secondo la Cassazione, il cinquantottenne potrebbe ancora riallacciare i legami con il gruppo criminale e avrebbe una posizione  “di rilievo assunta nel sodalizio mafioso di riferimento secondo quanto già giudizialmente accertato”. Inoltre, viene riportato che “ha mantenuto anche in costanza di detenzione un atteggiamento di convinta adesione, da parte sua e degli apparenti alla sua famiglia, ai valori mafiosi dell’omertà e della contrapposizione allo Stato, esaltati in più colloqui intercettati anche in epoca recente”. Nelle motivazioni, confermando quanto già deciso dal tribunale di sorveglianza, la Cassazione fa riferimento ad un’organizzazione ancora strutturata, nonostante la morte del capo storico Daniele Emmanuello (fratello di Davide), e ad altre indagini che hanno ricostruito i rapporti di Alessandro Emmanuello (fratello del cinquantottenne), a sua volta detenuto, con un legale agrigentino, accusata di essersi messa a disposizione di esponenti mafiosi. Tutti punti che la difesa ha contestato nel ricorso, non ritenendoli direttamente riferibili al percorso intrapreso.

“Ai fini della valutazione della cessazione della pericolosità sociale non sono stati, invece, presi in esame né l’assenza di condotte in costanza di regime penitenziario suscettibili di essere interpretate come indicative della perduranza della sua volontà partecipativa. E’ stato ignorato che Emmanuello ha sempre positivamente partecipato al trattamento, dimostrando in concreto l’intervenuta dissociazione anche astenendosi dal commettere infrazioni disciplinari e financo evitando colloqui visivi con i familiari”, viene riferito rispetto alla linea di difesa. La Corte di Cassazione ha però ritenuto pienamente valida la motivazione posta dalla tribunale di sorveglianza e non ha accolto le richieste di Emmanuello, da anni ormai sottoposto al carcere duro perché considerato pericoloso, in relazione ai reati, anche di sangue, commessi in passato.

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