Gela. La regione non effettua interventi manutentivi al porto rifugio da un ventennio.
Ecco perché oggi è insabbiato tanto da costringere il comandante della Capitaneria di porto, Pietro Carosia, a ordinare l’interdizione alla navigazione. Per ripristinare l’attività marittima del porticciolo basterebbe un intervento urgente da cinque milioni di euro, da chiedere all’Eni come anticipo degli interventi di compensazione del progetto da 2,2 miliardi di euro che prevede l’estrazione di gas, on e off shore, la riconversione della fabbrica di contrada Piana del Signore in green refinery, le bonifiche e il mantenimento occupazionale. Sono queste le tematiche affrontate, ieri mattina, dal neo gruppo di lavoro sui tempi di realizzazione del porto rifugio che si è insediato per la prima volta nella saletta dei capigruppo consiliari. Erano presenti il presidente del consiglio, Alessandra Ascia (Pd), i consiglieri Enzo Cirignotta (Pd – capogruppo) e Salvatore Scerra (Fi), e i rappresentanti delle associazioni che operano tra i moli del porto rifugio: Massimo Li Voti, Antonio Davide Calabrese, Giuseppe e Ascanio Carpino. E’ intervenuto telefonicamente anche il vice sindaco, Simone Siciliano, secondo il quale, stamattina, durante il nuovo incontro che si terrà presso la sede regionale della Protezione civile “bisognerà ottenere l’avvio degli interventi di escavazione del porto e l’allungamento del molo all’imboccatura – assicura il componente della giunta Messinese – Si tratta di lavori propedeutici al definitivo progetto di realizzazione del nuovo porto che dovrà essere autorizzato dal governo nazionale. L’obiettivo è ottenere la valutazione sullo stato di salute delle acque nell’area portuale e consegnarlo all’Ispra. Se i dati sulla tossicità rispettano i parametri – conclude Siciliano – potremo ottenere il declassamento dell’identificazione del porto da Sin (Sito d’interesse nazionale) )a Sir (Sito d’interesse regionale) cosi da ridurre i costi di gestione del porto anche del 70 per cento”.