Crocetta “esalta” 10.000 manifestanti: “Se l’Eni sarà dura noi lo saremo di più”

 
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Gela. “Non ci faremo mettere i piedi in testa dall’Eni. Se va avanti con questa scelta industriale può dimenticarsi le concessioni”. Dal palco di piazza Umberto di Gela il presidente della Regione, Rosario Crocetta, contesta la scelta di Eni di annullare gli investimenti per 700 milioni di euro minacciando di chiudere il sito petrolchimico.

 

Braccio di ferro. “L’Eni non può spremere la città come un limone, né che vengano ridotti i posti di lavoro. Se all’incontro di mercoledì prossimo l’Eni manterrà la linea dura, noi saremo ancora più duri – ha detto Rosario Crocetta – Strano che si siano scoperti ambientalisti, proponendo adesso la bio raffinazione. Mercoledì saremo a Roma e canteremo bello chiaro all’Eni che qui non si chiude, che qui si va avanti”.

Lo scenario futuro di Eni. L’Eni, dal canto suo, pur confermando la crisi del settore della raffinazione del petrolio in Italia e in Europa, smentisce ipotesi di chiusura della raffineria di Gela, sostenendo, invece, di essere disponibile ad aumentare i propri investimenti – si parla di una cifra superiore ai 2 miliardi – su nuovi progetti di sviluppo eco-sostenibile attraverso la produzione di bio-carburanti e lo sfruttamento di nuovi giacimenti di metano e petrolio.

Il sindacato boccia il piano industriale. Proposte, queste, prontamente bocciate da sindacati, settori tecnici e forze politiche, perchè ritenute «insufficienti a garantire gli attuali livelli occupazionali». «Il rischio – dicono i segretari provinciali di Cgil, Cisl e Uil, dicono Giudice, Gallo e Mudaro – è l’ulteriore marginalità della Sicilia e la desertificazione della città di Gela, che vedrebbe irrimediabilmente compromessi i suoi commerci, le sua crescita e il suo benessere complessivo». Il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni, dice che «l’Eni deve riconsiderare le sue scelte strategiche ma il governo deve fare la sua parte perchè il tema dell’energia è strategico per il futuro industriale del nostro paese».

«A Gela una soluzione è possibile. – ha detto Susanna Camusso – Non siamo di fronte a un’azienda in difficoltà. Per il bene del Paese, può decidere di non distribuire dividendi e di investire invece le risorse guardando in prospettiva. Se si vogliono fare scelte di investimenti innovativi, penso al bio-fuel, queste si affiancano non si sostituiscono alla raffineria». «Purtroppo, in Italia non c’è nessuno che sta scommettendo sulla crescita e la vertenza Gela rappresenta la tentazione dei grandi gruppi industriali italiani di collocarsi al punto basso della crisi attraverso operazioni che continuano ad apparire sempre meno comprensibili».

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