Gela. «Per Gela, e per fronteggiare la crisi innescata dall’annunciato stop di un anno del Petrolchimico, servono un tavolo di crisi con tutte le parti interessate; accordi e protocolli che fissino obiettivi e tempi delle politiche industriali, ed un piano di sviluppo da attuare contestualmente agli investimenti che Eni avvierà nello stabilimento, nei prossimi tre anni».
A dirlo è la Cisl Sicilia che stamani, a Palermo, ha preso parte ad un incontro sul tema tra forze sociali, sindaci e parlamentari del Nisseno.
Per la Cisl, «la proclamazione dello stato di crisi a Gela è invece un falso problema, un fatto secondario, sicuramente non centrale. Nè è vero che, assieme politici e sindacati, vogliono che il governatore avanzi la richiesta di stato di crisi, al governo nazionale». «Tanti politici – rileva la Cisl – in queste ore pensano di utilizzare strumentalmente la fermata della raffineria per ottenere, attraverso pressioni e mediante un accordo di programma, trasferimenti di risorse al territorio. Ma la legge di riferimento per la proclamazione dello stato di crisi, non è neppure finanziata».
Per questo, dichiara Maurizio Bernava, segretario generale, «la Cisl tutta, regionale, provinciale, di categoria, vuole un tavolo di crisi con Eni, sindacati, enti locali, Regione, ministero, che consenta di utilizzare il periodo di un anno dello stop per il via ad azioni che rendano più competitivi stabilimento e territorio; rivendica con forza la stipula di accordi e protocolli che indichino espressamente obiettivi e tempi. Sollecita un piano industriale capace di dare all’area un futuro produttivo».
« in questo senso – sottolinea Bernava – che lo stato di crisi è un problema secondario. Che, peraltro, nasconde un rischio: che certa politica invasiva e strumentale ci faccia rivivere lo scenario Fiat del 2005.
Perchè se la crisi è causata da fattori esterni al territorio come nel caso della caduta della domanda europea di greggio raffinato, non saranno certo incentivi diretti o indiretti, incerti nel tempo e intermediati dalla politica, a scongiurare a Gela a dismissione o il ridimensionamento delle attività dell’Eni».