Gela. Nuova crisi e nuova protesta davanti ai tornelli della fabbrica Eni. Questa volta, sono stati gli operai in forza alla cooperativa edile Corima a farsi sentire, ottenendo la solidarietà di tutti i colleghi dell’indotto.
Da oltre una settimana, non riescono più ad accedere alla fabbrica: i loro permessi sono stati bloccati a causa dei ritardi nei pagamenti di buste paga e contributi previdenziali accumulati dai responsabili dell’azienda. In sostanza, come confermato dai dirigenti di raffineria, sarebbe stato violato, in più punti, il protocollo di legalità firmato sei anni fa.
“Non ce la facciamo più – spiegano i lavoratori in protesta – da tre anni, gli stipendi non vengono versati regolarmente. Non ci sono stati concessi neanche i buoni pasto. Per il bene della cooperativa, abbiamo accettato ritardi su ritardi. Adesso, basta. L’ultima busta paga risale, ormai, allo scorso novembre. Non lavoriamo e non riusciamo ad entrare in fabbrica perché i permessi sono stati bloccati. Alcuni di noi, non lavorano più da oltre un mese”.
I dirigenti di Corima sono titolari di un contratto quadro di manutenzione ma, da diverso tempo, non riescono più a fronteggiare l’emergenza creata dai bilanci in rosso.
“Questo è un vero e proprio paradosso – spiega il segretario generale della Filca Cisl Franco Iudici – non si riescono a pagare gli stipendi e i contributi previdenziali pur avendo molte commesse e, addirittura, un contratto quadro. E’ inconcepibile. Adesso, devono essere i responsabili dell’azienda a prendere l’iniziativa. Perché i lavoratori non vengono licenziati? Ci sono già altre società disposte ad assorbirli”.
Una linea seguita anche da Franco Cosca della Fillea-Cgil. Intanto, i dirigenti locali di Eni hanno inoltrato una nota anche ai magistrati della procura della repubblica: nella quale si indicano le ragioni del blocco dei permessi a disposizione degli oltre sessanta operai della Corima. Già questa mattina, un vertice fra i rappresentanti della società edile e quelli di Legacoop dovrebbe contribuire a fare maggiore chiarezza.
“Ci dicano quale sarà la nostra sorte – continuano gli operai Corima – in questa situazione, non riusciamo neanche a bloccare i mutui o i prestiti accesi con le banche. Siamo con l’acqua alla gola”.
I dirigenti di raffineria, da parte loro, hanno deciso di intervenire proprio per evitare che le irregolarità riscontrare potessero protrarsi nel tempo.