Gela. “I vertici dell’allora cooperativa Socover decisero di denunciare ai carabinieri diverse anomalie soprattutto nei rapporti commerciali con l’allora consorzio Conapro”. “Ci consigliarono di entrare nel Conapro”. Ad ammetterlo, davanti al collegio penale presieduto dal giudice Paolo Fiore, è stato un ex socio della coop, per anni impegnata nell’indotto della fabbrica Eni. E’ stato sentito in qualità di testimone durante il dibattimento che si sta celebrando contro quindici imputati, tutti accusati di aver avuto un ruolo nel fallimento e nel presunto depauperamento delle casse proprio del consorzio Conapro. “I dirigenti del Conapro – ha proseguito – in più occasioni ci consigliarono di entrare nel consorzio, sciogliendo la cooperativa. Rifiutammo sempre. Dopo il no, però, ci accorgemmo di ritardi e ostacoli soprattutto nei pagamenti che avremmo dovuto ricevere”. Il testimone ha risposto alle domande formulate dal pm Lara Seccacini e dai legali di difesa degli imputati. L’avvocato Flavio Sinatra ha soprattutto insistito sull’eventuale esistenza di direttive partite dai dirigenti della raffineria Eni e volte a costituire vere e proprie aziende polispecialistiche, come nel caso del consorzio Conapro. Durante l’udienza è stato sentito anche un ex socio della Edilponti, azienda che, per un certo periodo, entrò a far parte integrante del consorzio Conapro. Intanto, alla prossima udienza fissata per il 29 ottobre verranno sentiti proprio gli imputati.