Crack Conapro, l’ombra della bancarotta: prescrizione per ex vertici e dipendenti

 
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Gela. Il giudizio di primo grado è durato anni, ma nell’aprile del 2019 arrivarono condanne per tredici imputati, tutti ex responsabili e dipendenti del consorzio Conapro, in passato tra i più importanti gruppi dell’indotto di raffineria Eni, successivamente escluso dagli appalti per un’interdittiva antimafia che sollevò il sospetto di infiltrazioni criminali. Dopo quelle condanne, le difese hanno impugnato la decisione pronunciata dal collegio penale del tribunale di Gela. Oggi, i giudici della Corte d’appello di Caltanissetta hanno dato atto dell’intervenuta prescrizione, che chiude ogni pendenza. L’accusa principale, formulata nel corso dell’istruttoria dibattimentale di primo grado, era di bancarotta fraudolenta. Secondo gli investigatori, i coinvolti avrebbero operato per depauperare il patrimonio del gruppo. Venne disposta anche la confisca di un capannone, nella zona industriale di contrada Brucazzi, che i giudici di appello hanno revocato. E’ stato ritenuto non pertinente al fallimento. In primo grado, erano stati condannati Nicola Ingargiola, Giuseppe Passarelli, Luigi Castelluccio, Elio Cacioppo e Orazio Caiola (ritenuti ai vertici del consorzio) a tre anni e tre mesi di reclusione. Due anni e sei mesi di detenzione, invece, il collegio li aveva imposti a Daniele Burgio, Mario Burgio, Giuseppe Marrale, Filippo Sciascia, Tiziana Cacioppo e Marcello Pausata. Tre anni e tre mesi, infine, anche a Dario Cacioppo e Rocco Pausata. Con la prescrizione riconosciuta dai giudici nisseni vengono meno tutte le condanne impugnate.

I difensori, già in primo grado, esclusero un coinvolgimento degli imputati nella gestione patrimoniale e finanziaria del consorzio, ritenendo che non ci fossero i presupposti per considerarli responsabili della bancarotta e della sottrazione dei beni. Le difese non hanno mai escluso che su quanto accaduto al gruppo abbia inciso un certo clima politico, che iniziava a montare in città proprio in quella fase, con l’avvento della prima giunta dell’ex sindaco Rosario Crocetta. Il crack Conapro causò notevoli conseguenze occupazionali. Parti civili sono stati il fallimento Conapro e l’imprenditore Giovanni Salsetta, allora proprietario della Edilponti (con gli avvocati Giovanna Zappulla e Giovanni Lomonaco). Proprio da una segnalazione dell’imprenditore partirono le prime indagini. Il collegio penale, in primo grado, aveva riconosciuto il diritto al risarcimento dei danni. I giudici del collegio gelese avevano invece assolto i professionisti Biagio Casì e Francesco Orfè, che si occuparono delle fasi di liquidazione e curatela del consorzio. Sono stati ritenuti del tutto estranei alle vicende dell’inchiesta. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Flavio Sinatra, Riccardo Lana, Fabrizio Ferrara, Antonio Gagliano, Francesco Cagnes, Giuseppe Nicosia e Giovanni Cannizzaro.

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