Gela. Un danno erariale da 1.122.378,33 euro per un contributo elargito dal ministero dello sviluppo economico. L’azienda di due fratelli, adesso, dovrà restituire la seconda tranche del finanziamento ottenuto in base alla legge 488 del 1992 e al programma del contratto d’area.
I costi gonfiati. La decisione è stata assunta dai giudici della Corte dei conti regionale dopo le richieste formulate dai magistrati della procura. In sostanza, l’azienda impegnata nel settore degli impianti tecnologici avrebbe ottenuto le due tranche del finanziamento, la prima da 623.542,95 euro e la seconda da 498.835,38 euro, attraverso un meccanismo basato su prezzi gonfiati per l’acquisto dei macchinari necessari ad avviare gli impianti del progetto finanziato. Non a caso, nei loro confronti si aprì un procedimento penale conclusosi, però, con la prescrizione. Da questo punto di vista, la prescrizione consentirà uno sconto ai due imprenditori anche a livello di responsabilità contabile. I giudici della corte dei conti regionale, infatti, hanno dichiarato proprio la prescrizione dell’azione di responsabilità avviata dai magistrati della procura almeno per la prima tranche del finanziamento, quella da 623 mila euro elargita sedici anni fa. Le accuse sono rimaste in piedi, invece, per la seconda tranche da 498 mila euro. In base alle accuse, per far lievitare i costi e ottenere un finanziamento ancora più lauto, i due fratelli avrebbero utilizzato una sorta d’intermediario fittizio nella fase d’acquisto dei macchinari. Un’impresa individuale la cui attività cessò nell’arco di appena sei mesi.
Il sistema descritto dai giudici. “L’esaustiva analisi investigativa condotta dal nucleo speciale di polizia valutaria della guardia di finanza – scrivono i giudici contabili – ha infatti evidenziato che la cessione dei macchinari dalla ditta individuale aveva natura fittizia perché in realtà la cessione era direttamente avvenuta da parte delle aziende fornitrici. Tali circostanze risultano ampiamente provate sia dai contratti stipulati sia dalle dichiarazioni rese dai titolari delle suddette imprese cedenti e da quelle degli autotrasportatori che avevano eseguito il trasporto e la consegna delle attrezzature presso i locali della società convenuta”. Questo, stando ai magistrati, era il sistema messo in atto per oliare al rialzo i costi. “Il Collegio – concludono i giudici contabili – reputa configurabile la prospettata responsabilità amministrativa, a titolo di dolo, a carico dei convenuti determinando un danno erariale quantificabile nell’integrale importo delle rate di contributo già erogate, sulla base della considerazione che il fine pubblico, al quale era preordinato il finanziamento, è stato frustrato”.