Gela. Mafia e estorsioni lungo l’asse che da Gela conduce alla provincia lombarda e a Genova. I giudici della corte d’appello di Caltanissetta hanno confermato le tante condanne
già inflitte, nel dicembre di due anni fa, dal giudice dell’udienza preliminare del tribunale nisseno ai danni di ventiquattro imputati.
I ricorsi respinti. Così, sono stati respinti i ricorsi presentati dai legali di Carmelo Massimo Billizzi, Giuseppe Biundo, Emanuele, Salvatore e Vincenzo Burgio, Angelo Camiolo, Salvatore Cannizzo, Giacomo e Giovanni Di Noto, Sandro Emmanuello, Salvatore Fiorito, Emanuele Ganci, Gioacchino La Cognata, Maurizio La Rosa, Giuseppe Morello, Vincenzo Morso, Fabio Nicastro, Luigi Nicosia, Giuseppe Stimolo, Nunzio Truculento e Angelo Vizzini. L’unica sostanziale novità, invece, ha riguardato la riduzione di pena decisa nei confronti di Nicola Liardo, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura, condannato a 8 anni e 6 mesi di detenzione, in continuazione con precedenti sentenze. Una notevole riduzione rispetto all’originaria condanna emessa dal gup. Nel pool di difesa, c’erano anche gli avvocati Carmelo Tuccio, Davide Limoncello, Angelo Licata, Antonio Impellizeri, Flavio Sinatra, Danilo Tipo, Angelo Giunta e Cristina Alfieri.
Gli imprenditori estorti. La corte presieduta dal giudice Andreina Occhipinti ha così confermato l’intero impianto accusatorio esposto dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Caltanissetta. Nel procedimento si sono costituiti parte civile diversi imprenditori finiti sott’estorsione oltre alla federazione nazionale antiracket e a quella locale Gaetano Giordano. Tutti gli imputati hanno optato per il giudizio abbreviato. Ad inizio novembre, invece, il collegio del tribunale di Gela aveva inferto condanne per circa settant’anni totali di carcere ai danni di altri undici imputati finiti l centro della stessa inchiesta.