Gela. Consiglio comunale uguale polemiche: un’equazione che, soprattutto nelle ultime settimane, si è spesso confermata.
La seduta di venerdì sera, sotto questo profilo, non si è per nulla smentita. In sostanza, è durata solo qualche minuto.
Il tempo materiale di chiamare l’appello e, poi, tutti a casa. Senza numero legale, infatti, non è stato possibile neanche iniziare la discussione.
Al momento della conta, chiamata dal presidente di turno Enrico Vella: erano solo undici i consiglieri presenti.
Per pochi minuti, infatti, non è stato possibile attendere l’arrivo del socialista Piero Lo Nigro e dell’esponente di Intesa Civica Salvatore Gallo: peraltro, già presenti a Palazzo di Città. Questa volta, a differenza di altre, il presidente Vella ha deciso di non essere flessibile nell’osservanza dell’orario d’inizio.
“In questo modo – ha detto proprio l’esponente socialista Piero Lo Nigro – ci facciamo male da soli. Qualcuno, deve stare molto attento”.
Altrettanto deluso, Salvatore Gallo.
“Purtroppo – ha ammesso – ognuno interpreta le regole a proprio modo senza applicare neanche un minimo di correttezza istituzionale”.
La seduta sarebbe dovuta servire alla trattazione di importanti punti all’ordine del giorno. Invece, niente. Anche il presidente del consiglio comunale Giuseppe Fava, giunto a Palazzo di Città con un ritardo di pochi minuti causato da un impegno istituzionale, non ha nascosto tutta la sua sorpresa.
“Le regole valgono per tutti – ha detto Vella – l’ora fissata per l’inizio della seduta era già trascorsa. Così, ho chiamato l’appello”.
Dietro la formalità delle regole, in ogni caso, si nascondono ancora molte ruggini nei rapporti tra i tanti rappresentanti della maggioranza.