Niscemi. Diventa definitiva ed esecutiva la confisca dei beni, per un valore complessivo di euro 5.200.000,
riconducibili al 64enne medico dentista niscemese Giuseppe Amedeo Arcerito appartenente a “cosa nostra”. A dare seguito alla confisca sono stati gli agenti della Polizia di Stato e i militari della Guardia di Finanza.
Le indagini hanno permesso di accertare che il medico non possedeva affatto la capacità economica per acquisire il patrimonio confiscato definitivamente, se non ricorrendo a risorse alternative illecite e di verificare la sproporzione tra i redditi dichiarati rispetto al valore dei beni acquistati. I beni risultano intestati al dentista Giuseppe Amedeo Arcerito, alla sorella Rosaria ed al marito di quest’ultima, Calogero La Rosa. Gli stessi erano stati sottoposti a sequestro su proposta del Questore di Caltanissetta, formulata del dicembre del 2012, ai sensi della normativa antimafia.
I beni confiscati sono 55, di cui 51 beni immobili (2 fabbricati, 15 terreni e 34 capannoni) e 4 beni mobili registrati (un’autovettura e 3 mezzi agricoli), per un valore complessivo stimabile in circa 5.200.000 euro.
Il dentista legato a “cosa nostra” aveva ricevuto altro provvedimenti restrittivi finito nella rete delle operazioni “Ricostruzione” (2001) e “Parabellum” (2011). Già condannato con sentenza del Tribunale di Catania nel 2002, divenuta definitiva nel 2003, alla pena di anni tre anni di reclusione, poiché riconosciuto colpevole del delitto di associazione di tipo mafioso, per vari episodi di estorsioni ed altro, in seno all’organizzazione di appartenenza dove ne ha promosso, diretto ed organizzato l’associazione stessa. In atto risulta sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora nel comune di residenza, con obbligo di firma e permanenza in casa nelle ore serali. Lo stesso, al termine della citata misura, dovrà essere sottoposto alla sorveglianza speciale, disposta dal Tribunale Sezione Misure di Prevenzione di Caltanissetta.