Gela. Non è la prima volta che accade. I dipendenti della società di vigilanza privata Ancr lamentano condizioni di lavoro non in linea con gli obblighi di legge e contrattuali. Parlano di “estrema precarietà”. Le attività delle guardie giurate sono concentrate soprattutto nella sorveglianza dei pozzi petroliferi, sul territorio locale. “Nonostante le numerose segnalazioni e le denunce alle autorità competenti, da parte dei sindacati o personalmente, l’azienda continua ad ignorare i nostri diritti, esponendoci a condizioni di lavoro che violano non solo la legge ma anche la dignità umana. Lavoriamo quotidianamente in condizioni estremamente rischiose, utilizzando tra l’altro i nostri veicoli personali per i servizi, una pratica non solo illegale ma anche ingiusta. Siamo esposti al sole, alle piogge, al vento, al freddo, senza adeguate coperture o protezioni, se non come unico riparo e rifugio la nostra auto, utilizzata esclusivamente nel prestare i servizi di vigilanza, una grave violazione delle normative vigenti presenti nel Tulps, atto che comporta anche un serio rischio per la nostra tutela e sicurezza. In caso di intervento delicato, siamo a rischio di ritorsioni poiché tramite il numero di targa, i malviventi possono risalire al nostro nome e all’indirizzo di casa. L’azienda non ci fornisce i dispositivi di protezione individuale, necessari per garantire la nostra sicurezza sul lavoro, soprattutto nelle zone di alto rischio come nei pozzi petroliferi”, fanno sapere. Non trovano riscontri favorevoli dalla struttura che coordina. “Non ci viene nemmeno fornita acqua potabile, obbligandoci a lavorare in condizioni di estrema disidratazione e disagio. Le nostre postazioni di lavoro sono infestate da parassiti, come zecche, che rappresentano un ulteriore rischio per la nostra salute. Nonostante tutto questo, non ci viene riconosciuto alcun rimborso per le spese che sosteniamo, per il carburante, la manutenzione dei veicoli, l’igiene e il lavaggio del mezzo. C’è un continuo rifiuto di intervenire per migliorare la situazione. Molti sono stati i tentavi di dialogo con i vari uffici operativi, il Capo servizi, il Security Manager o l’amministratore delegato. C’è solo totale negligenza”, aggiungono. Una delle guardie giurate ha avuto bisogno delle cure del pronto soccorso dell’ospedale “Vittorio Emanuele” a causa di una puntura di zecca. I dipendenti richiamano inoltre atteggiamenti tesi al mobbing, a loro danno. “Subiamo continuamente atti di mobbing-bossing, poiché osiamo tentare di far valere i nostri diritti e tutelarci. Le denunce e le segnalazioni fatte fino ad oggi non hanno portato ad alcun cambiamento. Siamo stanchi di essere ignorati e trattati come se fossimo invisibili poiché i nostri diritti e la dignità umana ci vengono continuamente calpestati”, concludono.
Una segnalazione simile ha portato, negli scorsi mesi, alla chiusura delle indagini nei confronti di alcuni riferimenti della società, con la fissazione dell’udienza preliminare. L’allora commissario straordinario dell’azienda riferì invece del “costante e già dimostrato impegno ad operare secondo le prescrizioni di legge e i migliori standard di mercato”.