Gela. Potrebbe arrivare già a fine gennaio il verdetto d’appello per il quarantasettenne Roberto Di Mattia. Condannato in primo grado. L’uomo venne condannato, nel maggio di due anni fa, a quattro anni di reclusione. Avrebbe prestato soldi a strozzo ad un funzionario di banca e alla sua convivente, pretendendone la restituzione con minacce e, addirittura, vere e proprie aggressioni. Fu il giudice dell’udienza preliminare del tribunale a disporne la condanna. E’ accusato d’usura, estorsione e delle violenze contro la coppia che si rivolse a lui. Di Mattia, originario della provincia catanese, arrivò fin in città per pretendere i soldi. Riuscì anche ad entrare all’interno dell’abitazione dei due. Le vittime che alla fine decisero di denunciare si sono costituite parti civili con gli avvocati Giacomo Ventura, Maria Elena Ventura e Filippo Spina. Dopo il verdetto di primo grado, Di Mattia, per il tramite del suo difensore di fiducia, ha scelto di rivolgersi ai giudici della Corte d’appello di Caltanissetta. L’imputato si è sempre difeso descrivendosi, a sua volta, come vittima di un giro d’usura organizzato da soggetti da lui non conosciuti. Già in primo grado, le parti civili ottennero il diritto al risarcimento dei danni subiti oltre ad una provvisionale in denaro. Dall’inchiesta emerse anche il presunto ruolo svolto dal fratello dell’imputato che, a sua volta, si trova sotto processo davanti al collegio penale del tribunale.