Gela. “Aveva una pistola beretta nascosta sotto la giacca. Voleva il contributo economico per le famiglie indigenti. Un consigliere comunale, diceva, lo informò che i soldi erano stati sbloccati”.
La beretta nascosta sotto la giacca. Ad essere sentito in aula, nel corso del dibattimento che si sta celebrando a carico dell’operaio Rocco R., è stato uno degli uscieri del settore comunale servizi sociali che, nel dicembre di tre anni fa, si trovò davanti l’imputato. “Era molto teso e determinato – ha proseguito il testimone – aveva bisogno di quei soldi per pagare le bollette e acquistare il necessario per una bambina. Gli dissi che, essendo la vigilia di natale, non c’era nessun operatore al quale rivolgersi”. Il dipendente comunale ha risposto alle domande formulate dal pubblico ministero Sonia Tramontana e dal legale di difesa, l’avvocato Maurizio Scicolone che, intanto, ha optato per il rito abbreviato. L’arma sequestrata dai carabinieri che fermarono l’imputato si rivelò, però, una semplice replica giocattolo. La difesa dell’uomo ha messo in luce l’assenza di qualsiasi violenza o minaccia nelle richieste formulate all’interno di Palazzo di Città. Si sarebbe trattato, quindi, di uno sfogo legato alle tante difficoltà economiche affrontate dalla famiglia dell’operaio. La decisione del giudice Ersilia Guzzetta dovrebbe arrivare alla prossima udienza fissata per il 15 marzo.