Gela. I confindustriali di Sicindustria non sono usciti con un bilancio positivo dalla seduta di consiglio comunale di ieri, che era stata convocata per definire i passi essenziali dell’avvio di una fase due in città, a cominciare dal supporto alle attività in crisi. Il reggente di Sicindustria provinciale Gianfranco Caccamo ribadisce quello che ha già spiegato ieri e non è tenero con l’amministrazione comunale e la burocrazia dell’ente. ““L’emergenza sanitaria – spiega – ha messo a nudo, qualora ce ne fosse ancora bisogno, tutti i limiti della burocrazia nazionale, regionale e nello specifico di quella comunale. Oggi, ci ritroviamo a gestire un’emergenza nell’emergenza. Da un lato, quella sanitaria; dall’altro, quella economica che rischia di lasciare sul terreno altrettante macerie. Il rischio più grave, in questo momento, è che le imprese falliscano. Finora, nonostante il susseguirsi di decreti, in ultimo quello sulla liquidità, nessuna azione concreta è stata eseguita. Bisogna scongiurare il rischio fallimento del tessuto imprenditoriale, programmando la fase 2, nel rispetto di tutte le prescrizioni sanitarie per la sicurezza dei lavoratori, perché non possiamo più perdere tempo. Occorre smetterla di demonizzare le aziende”. Il vertice dei confindustriali nisseni parla quindi di “limiti della burocrazia comunale”. L’amministrazione comunale punta sui fondi già a disposizione (il vicesindaco Terenziano Di Stefano ha fatto riferimento ad un totale di circa 200 milioni di euro) e il sindaco Lucio Greco, ieri durante la seduta dell’assise civica, ha però escluso l’uso delle royalties per andare incontro alle attività in crisi (almeno 1.500 secondo organizzazioni datoriali e sindacati).
Per Caccamo, però, anche gli strumenti indicati dalla giunta sono prova di ciò che fino ad oggi non è mai stato concretizzato. “Oggi è il tempo della concretezza. Occorre smetterla di parlare in modo ripetitivo e compulsivo delle stesse cose. Da anni sento discutere di Patto per il Sud, Agenda Urbana, accordo di programma e Zes – aggiunge – tutte misure sempre annunciate e mai attuate. Basta con le parole. Non si è riusciti a portare a termine questi strumenti in tempi normali, figuriamoci adesso che siamo alle prese con una emergenza e con la necessità di muoverci velocemente. Il tempo è finito e il rischio del fallimento per molte attività economiche è concreto. Se neanche in questo momento si riuscirà a garantire un indispensabile cambio di passo, allora davvero questa classe politica avrà perso il proprio appuntamento con la storia”. La ricetta a breve termine degli industriali prevede invece il pagamento dei debiti accumulati nei confronti delle imprese per servizi e forniture già eseguite, la proroga di almeno sei mesi delle scadenze per il pagamento dei tributi comunali e l’avvio di una reale campagna di sanificazione e di pulizia profonda della città approfittando delle strade deserte.