Gela. E’ stato il primo confronto tra gli amministratori giudiziari, nominati dal gip nel procedimento che ha portato al sequestro dell’impianto di compostaggio di Brucazzi, e i sindaci dei Comuni dell’ambito. La scorsa settimana, l’assemblea dell’Ato Cl2 in liquidazione, convocata proprio dagli amministratori giudiziari Carmelo Blancato e Federico Vagliasindi, è servita a fare il punto. Da fine luglio, quando è scattato il sequestro dell’impianto e della società rispetto ad un’ipotesi di reato ambientale, l’impianto di Brucazzi non può essere usato per i conferimenti dei Comuni, che stanno trasferendo i rifiuti in altri siti, con costi che aumentano (anche questo è stato sottolineato durante la riunione). L’assemblea e gli organismi tecnici di Ato, però, mantengono comunque le rispettive attribuzioni. Gli amministratori giudiziari stanno portando avanti tutte le attività anche tecniche, per consentire l’avvio delle verifiche del sistema, a partire da quelle sulle matrici ambientali. Al momento, da quanto emerso, è praticamente impossibile ipotizzare una ripresa dell’attività a pieno regime, con i conferimenti dei Comuni. Tutto dipende dalla permanenza del provvedimento di sequestro. Gli amministratori relazionano periodicamente al gip. L’attuale guida dell’Ato, però, vorrebbe anche provvedere a nuovi lavori per rendere più efficiente il sistema di Brucazzi. Nel corso del confronto, sulla scorta di una relazione tecnica, è emerso che potrebbero volerci somme per almeno 360 mila euro. Un efficientamento ulteriore dovrebbe comunque passare da tutte le necessarie verifiche ambientali. All’assemblea hanno partecipato i tecnici, che già operavano per l’Ato prima del sequestro. E’ stato ricordato che con gli interventi effettuati prima del sequestro la capacità del sistema è passata da 7.200 tonnellate annue ad 11 mila. Secondo gli amministratori, un ulteriore efficientamento permetterebbe “l’incremento del valore e quindi del patrimonio di liquidazione”.
Ma prima di tutto servono “accertamenti tecnici” da condurre nell’impianto, richiedendo l’autorizzazione del gip, per valutare le condizioni ambientali. Il sequestro del Noe dei carabinieri e di Arpa è scattato per presunte irregolarità nella gestione di quattro vasche di raccolta del percolato. Ci sarebbero stati sversamenti. I sindaci, chiaramente, hanno fatto notare che il sequestro, allo stato, non consente di assumere decisioni che possano riguardare gli eventuali lavori di efficientamento (finanziabili con un aumento della tariffa di conferimento). E’ stato deciso di rinviare ogni scelta “a conclusione della vicenda giudiziaria”. Un cenno, ancora, è stato fatto ad attivtà che sono in programma nelle vasche di Ato a Timpazzo, ormai non in uso (A-B e C-D). Pure in questo caso c’è la vigenza di un sequestro, relativo ad un altro procedimento.