"Comportamento illegittimo del consiglio e del presidente", il ricorso di Messinese: "Sfiducia arbitraria"

Gela. La sfiducia del 7 settembre che ha decretato la fine del governo Messinese è “un atto arbitrario e illogico”. Si legge nel contenuto del ricorso che l’ex grillino sfiduciato ha deciso di present...

18 settembre 2018 22:30
"Comportamento illegittimo del consiglio e del presidente", il ricorso di Messinese: "Sfiducia arbitraria" - L'ex sindaco Domenico Messinese durante la seduta del 7 settembre dello scorso anno che ne ha decretato la sfiducia
L'ex sindaco Domenico Messinese durante la seduta del 7 settembre dello scorso anno che ne ha decretato la sfiducia
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Gela. La sfiducia del 7 settembre che ha decretato la fine del governo Messinese è “un atto arbitrario e illogico”. Si legge nel contenuto del ricorso che l’ex grillino sfiduciato ha deciso di presentare al Tribunale amministrativo di Palermo. Messinese, che si è affidato all’avvocato palermitano Antonietta Sartorio, cerca di ottenere un verdetto favorevole dai giudici amministrativi che possa riportarlo in municipio. L’azione legale si basa soprattutto sulle frenetiche ore di quel 7 settembre. Stando alla “difesa” dell’ex sindaco, la mozione sarebbe stata discussa e approvata in sua assenza, dopo il malore e il trasferimento all’ospedale Vittorio Emanuele. Non gli sarebbe stata garantita la possibilità del contraddittorio. Una linea sostenuta più volte nelle circa trenta pagine di un ricorso che verrà trattato dai giudici di Palermo. La mozione approvata, inoltre, sarebbe “priva di giustificazione reale anche di natura meramente politica”. L’ex sindaco, quel giorno, ha messo a disposizione le proprie dimissioni, che però stando al ricorso ha poi revocato. Per il legale, quindi, la seduta andava rinviata davanti ad “un legittimo e documentato impedimento”. La fine del governo cittadino di Messinese e della sua giunta, si legge ancora nell’atto che in queste ore è in fase di notifica, sarebbe stata decretata da “un illegittimo comportamento del consiglio comunale e del presidente”. In base all’azione legale avviata, sarebbe stata violata la legge regionale 35 del 1997, quella che regola “l’elezione diretta del sindaco, del presidente della Provincia, del consiglio comunale e del consiglio provinciale”.

Ma il sindaco sfiduciato va oltre contestando le ragioni politiche che hanno condotto ventisei consiglieri a decretarne l’addio al municipio con due anni di anticipo. Così, è un lungo elenco di “successi”. Dal sistema rifiuti alla portualità, passando per il protocollo di intesa e l’accordo di programma, senza dimenticare le misure correttive imposte dalla Corte dei Conti e approvate il giorno prima della sfiducia. Nelle pagine del ricorso, si citano “200 cantieri avviati nel progetto di riconversione industriale e risanamento ambientale”, con “1.500 unità impiegate”. Tra gli obiettivi raggiunti, vengono indicati il telone che ricopre l’ex dogana e la statua realizzata dallo scultore Leonardo Cumbo e collocata sul lungomare (sarebbero tutti punti del rilancio della zona). Il salasso economico causato dal servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti (con un debito accertato dal dirigente al bilancio Alberto Depetro non inferiore ai 16 milioni di euro) sarebbe da addebitare al consiglio comunale che dal momento dell’insediamento della nuova giunta non ha mai approvato il piano economico finanziario con le nuove tariffe Tari, oltre che all’errore di calcolo della giunta Fasulo che avrebbe rivisto al ribasso il costo dell’intero appalto. Adesso, tocca ai giudici del Tar mentre in municipio si è insediato il commissario Rosario Arena.

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