Gela. Ha rischiato di perdere la casa, con gravi ripercussioni anche sulla sua attività economica. Adesso, Antonio Lisi chiede di fare chiarezza sulla vicenda che l’ha visto protagonista.
Due anni fa, infatti, gli venne recapitato un atto di pignoramento per un totale di circa 58 mila euro. Da subito, però, qualcosa sembrò non andare per il verso giusto.
“Purtroppo – spiega – ho avuto diversi problemi familiari culminati con la separazione da mia moglie. Niente, però, mi lasciava credere che avessi potuto ricevere, firmato proprio dalla mia ex consorte, un provvedimento così grave. La cosa mi insospettì a tal punto da chiedere l’intervento di un perito calligrafo. La conferma fu immediata. Le firme sull’atto di pignoramento erano false”.
Da quel momento, è iniziato il lungo percorso conclusosi, per ben cinque volte, davanti ai magistrati della procura che, però, non hanno mai ritenuto di avviare un procedimento sul suo caso.
“Ho ricevuto – continua Lisi – cinque provvedimenti di archiviazione. Io voglio solo capire se quelle firme erano vere oppure false. Il giudice civile chiamato a decidere sulla questione del pignoramento ha dovuto prendere atto della rinuncia da parte degli avvocati che avrebbero dovuto sostenere le ragioni di chi aveva avviato la richiesta di blocco dei miei beni. Tutto fin troppo strano. Se c’era la certezza di avere le carte in regola, perché questa rinuncia al pignoramento?”.
I sospetti di Antonio Lisi, gestore di uno stucchificio in via Venezia, non si sono mai sopiti: tanto da indurlo a presentare, per ben due volte, altrettante denunce alla stazione dei carabinieri del reparto territoriale.
“Ho temuto di perdere tutto – conclude – è stato terribile. Adesso, qualcuno deve spiegarmi cosa è successo. Queste firme sono vere oppure false come indicato dal perito? Non temo nuove archiviazioni, andrò avanti fino a quando non otterrò una risposta definitiva. Sono disposto anche a recarmi direttamente davanti agli uffici della regione. Forse, lì, qualcuno cercherà di farmi capire meglio”.