Gela. Cade la premeditazione, che era stata contestata, e i giudici di appello hanno ridotto la condanna nei confronti della giovane, accusata di aver accoltellato una compagna di corso. Due anni e due mesi di reclusione, questa è la decisione emessa dai giudici di secondo grado. Il gup del tribunale minorile nisseno, lo scorso anno, aveva disposto la condanna a cinque anni e sei mesi di detenzione (la richiesta della procura era di otto anni). Una decisione che i legali della giovane, minorenne all’epoca dei fatti, hanno impugnato. I difensori, gli avvocati Francesco Enia e Giusi Ialazzo, hanno ribadito che l’imputata non ebbe alcuna intenzione di uccidere. Anche durante il procedimento di primo grado, in abbreviato, misero in discussione la sussistenza dell’accusa di tentato omicidio. I giudici di appello hanno accolto il ricorso nella parte che contestava l’aggravante della premeditazione, che infatti non è stata riconosciuta dai giudici nisseni. L’aggressione si verificò in centro storico, nei pressi di una struttura di formazione professionale, frequentata sia dall’imputata che dalla ragazza che venne accoltellata, riportando gravi ferite. Pare che alla base della vicenda ci fossero dissapori tra le due. Per la ricostruzione dei pm della procura minorile e dei carabinieri, l’accusata avrebbe chiesto un chiarimento, poi degenerato. Aveva con sé un coltello, che utilizzò colpendo la compagna. Quei momenti furono immortalati nelle immagini dei sistemi di videosorveglianza della zona. Inizialmente, su richiesta dei legali, era stata accolta la messa alla prova.
La condotta della giovane imputata non fu ritenuta idonea e i pm chiesero e ottennero la revoca. Si aprì il giudizio abbreviato, in primo grado, con la condanna per tentato omicidio, con premeditazione. In appello, a seguito dell’impugnazione, i giudici hanno rivisto il quadro degli elementi d’accusa, escludendo che l’imputata abbia pianificato l’aggressione. La contestazione di tentato omicidio rimane, anche se le difese potrebbero decidere di rivolgersi alla Corte di Cassazione, dopo aver valutato il contenuto delle motivazioni. L’entità della pena è stata ridotta.