Gela. Quattro anni di reclusione per il tentato omicidio del fratello, risalente a tre anni fa. La Corte di Cassazione, non accogliendo il ricorso della difesa, ha confermato in via definitiva la condanna per il trentottenne Alberto Drogo. Venne arrestato dopo che al culmine di un violento litigio, in casa, colpì con una lama il fratello. Entrambi erano nella stessa abitazione, anche a seguito di precedenti misure. I fatti si verificarono nel pieno del lockdown. In primo grado, al termine del giudizio abbreviato, venne condannato ad otto anni di reclusione. I giudici della Corte d’appello di Caltanissetta, riconoscendo le attenuanti generiche, lo scorso anno ridussero l’entità della pena. Quattro anni di detenzione ma sempre con l’accusa di tentato omicidio. Una contestazione che la difesa (nei primi due gradi di giudizio sostenuta dal legale Cristina Alfieri e poi dall’avvocato Davide Limoncello) ha sempre messo in discussione. Non sarebbero emersi, secondo questa linea, elementi per ritenere sussistente il tentato omicidio. Anche le ferite riportate dal fratello, secondo la difesa, non sarebbero state così profonde da metterlo in pericolo di vita. Venne comunque sottoposto ad intervento chirurgico.
Il fratello dell’imputato, successivamente sentito, cercò di ridimensionare l’accaduto. La procura generale, nel procedimento di Cassazione, ha concluso per il rigetto del ricorso difensivo, nuovamente incentrato sull’assenza dei presupposti del tentato omicidio. La condanna a quattro anni è definitiva, a seguito di quanto deciso dai giudici romani che hanno indicato come “corretta” l’applicazione del principio di diritto da parte della Corte d’appello. Le motivazioni sono state pubblicate.