Cocaina nella movida, inchiesta “Smart”: due indagati ricorrono in Cassazione

 
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Immagini di repertorio

Gela. Le indagini sono state chiuse a giugno e probabilmente i pm della Dda di Caltanissetta chiederanno il rinvio a giudizio per i tre coinvolti nell’inchiesta “Smart”. Sono accusati di aver gestito la droga che sarebbe poi stata spacciata nei luoghi della movida, in città. L’affare principale avrebbe riguardato la cocaina. Due dei coinvolti hanno comunque deciso di rivolgersi ai giudici di Cassazione. Si tratta di Antonio Radicia, attualmente detenuto, e di Rocco Grillo, al quale negli scorsi mesi sono stati concessi i domiciliari. I loro difensori, gli avvocati Davide Limoncello e Paola Turco, chiederanno nuovamente che vengano valutate le misure cautelari impostegli. L’attenzione dei magistrati e dei carabinieri del reparto territoriale si concentrò sui luoghi della movida e pare che gli indagati si muovessero soprattutto a bordo di una Smart (che ha poi dato il nome all’inchiesta) e la vendita veniva chiusa attraverso sms. Probabilmente, almeno rispetto alla posizione di Radicia, i legali richiameranno la recente sentenza di appello, emessa nel procedimento “Malleus”, che ha drasticamente ridotta la condanna nei suoi confronti. Per i giudici di secondo grado, infatti, non sarebbe stato l’organizzatore del traffico di droga, poi destinato a finanziare la famiglia dei Rinzivillo.

I ricorsi in Cassazione sono stati depositati. Nell’inchiesta “Smart”, anche se non raggiunto da misure di custodia cautelare in carcere, è coinvolto anche Emanuele Brancato, difeso dall’avvocato Giacomo Ventura.

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