Gela. Imbarcazioni a motore intrappolate tra le banchine del porto rifugio. Il mega progetto per l’ampliamento è ancora fermo al palo, insieme agli interventi ordinari di manutenzione. Cosi la struttura portuale si è parzialmente insabbiata.
La profondità dei fondali all’imbocco, causa anche il ritardo dell’intervento di dragaggio, raggiunge solo in alcuni tratti il metro e sessanta centimetri.
Una situazione disastrosa sfociata in un continuo esodo dei diportisti verso altre strutture della costa. I più fortunati, proprietari di alcune barche a vela, sono riusciti a indirizzare le prue delle imbarcazioni verso le più funzionali strutture di Licata e Ragusa. Per molti altri la stagione estiva rischia di non iniziare mai. C’è chi ha tirato fuori dall’acqua il proprio natante, complice l’assenza del pontiletto galleggiante del circolo nautico di appartenenza.
E’ il caso dei 20 appassionati della nautica soci del circolo “Venti del Sud”, presieduto da Girolamo Agati. Quest’ultimo, con problemi di mobilità, non può nemmeno salire a bordo della propria imbarcazione, un cabinato di quindici metri con motore entrobordo. “L’assenza del pontiletto, danneggiato dalle maree – racconta Agati – e l’impossibilità di salpare mi ha costretto a abbandonare le mia imbarcazione. E’ come se fosse letteralmente intrappolata. In attesa di provvedimenti risolutori, sono stato costretto a ormeggiarla al centro del porticciolo dove da qualche mese la situazione è letteralmente precipitata. Col dragaggio all’imboccatura avrebbero potuto consentire una regolare fruizione dello storico porto rifugio. Invece, complice la completa assenza dell’amministrazione comunale, la sabbia ha letteralmente invaso anche le banchine. Per limitare i danni al pontile del circolo che presiedo, siamo stati costretti a smontarlo. Abbiamo lasciato solo i supporti di ancoraggio, anch’essi piaggiati. Purtroppo, abbiamo accusato alcuni danni strutturali. Ma i problemi più devastanti sono quelli legati alla fine di ogni attività nautica. Non è più possibile organizzare attività agonistiche e da due anni è stata sospesa anche la scuola velica. I venti associati, pur essendo residenti in città, sono stati costretti a spostarsi verso altri lidi, come i riqualificati porti di Licata e Ragusa. Li la situazione è completamente diversa. I progetti sono andati davvero in porto, e l’affluenza in termini di presenze di turisti e natanti è solo uno dei primi vantaggi. Naturalmente non sarà l’incuranza degli altri a scoraggiarci. Anche quest’anno abbiamo deciso di confermare il rinnovo della concessione demaniale”.
In verità, ai disagi causati dal continuo insabbiamento del porto si aggiungono i raid vandalici contro gli arredi urbani. Sono state devastate le panchine e i contenitori dei rifiuti, complice anche l’assenza dei controlli. Anche l’illuminazione pubblica è precaria, nonostante fossero stati istallati nuovi supporti. Lo scorso anno gli interventi di dragaggio avevano subito ritardi di procedura legati ai vincoli Sin (Sito d’interesse nazionale) che ricadono sul porto rifugio. Il sindaco Angelo Fasulo era stato costretto a sollecitare genio civile e capitaneria di porto per ottenere il via libera all’autorizzazione per il dragaggio. Anche in quella circostanza non si riuscì a salvare la stagione balneare.
Un veliero proveniente dalla Francia in avaria, costretto a una manovra di emergenza, rimase incagliato all’imbocco del porto. Il tentativo causò anche danni al veliero.